«Soddisfazione e malinconia, ma senza rammarico. Abbiamo vissuto così il nostro ultimo anno in musica insieme». A dirlo, all’unisono, i Pooh. Roby...
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«Stapperemo champagne e piangeremo», ci dicono nell’incontro saluto destinato ai giornalisti. «Abbiamo avuto la sensazione che pubblico e stampa si fossero accorti di noi adesso che abbiamo deciso di fermarci. Tutta questa attenzione ci ha fatto davvero piacere». Il loro “POOH50 - L’ultima notte insieme” si certifica platino, e attualmente in rotazione radiofonica, riadattata per la prima volta a cinque voci, “Pierre”, la canzone sul tema dell’omofobia datata 1976 che già allora sconfinava un tabù. Il 1 dicembre uscirà “POOH50VERONA”, il libro fotografico con momenti inediti dei tre concerti sold out all’Arena di Verona immortalate negli scatti di Alessio Pizzicannella. «Ci sono dentro anche le persone che abbiamo trascurato in questi anni. Il nostro stato d’animo è malinconico, ma siamo riusciti ad accompagnare in porto la grande nave», dice Roby Facchinetti. «Ne è passata di acqua sotto i ponti. Ogni concerto, una grande emozione: per gli applausi, per l’affetto. Abbiamo promesso che questa reunion sarebbe stata il nostro ultimo viaggio insieme, e lo sarà». Mentre la nave si accinge ad attraccare, non si esimono dalla riflessione. «Cinquant’anni non si cancellano in un attimo. Ogni sera sul palco percepivamo il dolore della chiusura. Abbiamo trovato in questo anno la gente per cui siamo stati colonna sonora della loro vita. È questo il nostro salto più bello. Adesso sarà interessante scoprire cosa c’è oltre i Pooh», dice Stefano D’Orazio. E se lui, avendo già lasciato la band cinque anni fa, si dovrà abituare ai tempi supplementari, gli altri dovranno sperimentare il secondo tempo della loro vita.
«Non sappiamo cosa ci aspetterà. Si fermano i Pooh, ma non ci fermiamo noi come persone». E se aggiungiamo che chiudono «senza lividi e senza “chitarrate” in testa», ben speriamo che magari ci saranno altre reunion. La scaletta sarà un riassunto delle loro canzoni e qualche sorpresa musicale legata al ricordo di Valerio Negrini, pensiero sempre vivo in tutti loro. Un viaggio iniziato «quando eravamo poco più che bambini, in allegria e che chiudiamo meno allegri, ma con la consapevolezza di avere fatto tanto. Adesso si torna alla normalità», dice Riccardo Fogli. «Per me è stato un anno meravigliosamente devastante perché suonare con loro è un onore, ma nello stesso tempo faticoso. Sono davvero dei musicisti eccezionali, oltre che delle persone uniche». E dopo una vita scandita da un calendario di date, concerti, uscite dischi e quindi di scadenze, «non sarà facile accettare di scendere dalla nave». Lo faranno come Pooh. Ma non di certo con la loro musica.
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Il Messaggero