Isole Eolie, alla scoperta dei relitti romani "incastrati" negli abissi

Isole Eolie, alla scoperta dei relitti romani "incastrati" negli abissi
Il mare che restituisce la storia. Protagoniste, le Isole Eolie. Dai fondali di Lipari, Panarea e Filicudi, riaffiorano numerosi reperti millenari frutto di speciali progetti di...

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Il mare che restituisce la storia. Protagoniste, le Isole Eolie. Dai fondali di Lipari, Panarea e Filicudi, riaffiorano numerosi reperti millenari frutto di speciali progetti di esplorazione promossi dalla Soprintendenza del Mare guidata da Sebastiano Tusa. Settembre è stato un mese proficuo. I riultati dell'impresa subacquea sono stati appena rivelati dall'équipe di archeologi. Il dato più sorprendente arriva dalle profondità marine della zona della famosa Secca di Capistello di Lipari. Siamo ad oltre 114 metri. E' qui che in prossimità di uno strapiombo abissale, gli esploratori subacquei professionisti della Global Underwater Explorer (con cui la Soprintendenza ha firmato un protocollo di ricerca nel 2014), hanno trovato un altare votivo che faceva parte del corredo in dotazione di una nave ellenistico-romana inabissatasi nell'areale.








Si tratta di un "louterion" completo di base e colonna modanata. "Costituisce una scoperta eccezionale per la rarità del ritrovamento e per la difficoltà del recupero - racconta Tusa - Il recupero è stato fatto dal team di subacquei con un’immersione durata oltre 5 ore". Nel corso delle immersioni effettuate nella baia di Capistello sono stati recuperati altri numerosi reperti: un ceppo in piombo di età ellenistico-romana completo di contromarra, e una brocchetta pertinente probabilmente il corredo di bordo della nave. Va anche sottolineato che l’attività sui fondali di Lipari ha consentito il recupero di pregevoli reperti archeologici pronti per essere trafugati. "Ricerca e azione congiunta con le Istituzioni locali rende concreta l’attività di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale subacqueo eoliano", dice Tusa.



Nei fondali di Panarea, protagonista è stato il relitto "Panarea III", situato a 115 metri di profondità, con la realizzazione di una innovativa fotogrammetria tridimensionale che consentirà agli archeologi della Soprintendenza del Mare lo studio del relitto e la potenziale dinamica del suo affondamento. Contestualmente sono stati recuperati alcuni reperti utili allo studio: alcuni piatti da pesce, tre anfore greco italiche e un'anfora punica.



Nell'isola di Filicudi sono state condotte delle prospezioni ad ampio spettro tra gli 80 e i 100 metri di profondità, coprendo tutto l’areale tra il porto e la secca di Capo Graziano. L’ultima immersione, infine, ha consentito la verifica dello stato di salute e la documentazione video fotografica del famoso relitto della nave posacavi "Città di Milano", inabissatasi nei pressi della Secca di Capo Graziano ad una profondità prossima ai 130 metri. Complessivamente, sotto la direzione scientifica del Soprintendente Sebastiano Tusa e dell’archeologo Roberto La Rocca, è iniziata la raccolta dei dati per la realizzazione della carta archeologica del patrimonio culturale subacqueo dell'arcipelago eoliano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero