La spettacolarità dell’origine del cosmo e marmi di epoca greco-romana per raccontare la ricerca interiore dell’uomo. Sono due i percorsi proposti...
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La Fondazione Carla Fendi, nata per dare contributo e sostegno alla cultura, dopo la scomparsa della fondatrice e per sua volontà, sotto la guida di Maria Teresa Venturini Fendi, ha iniziato un nuovo percorso focalizzandosi sulla scienza e sulla filantropia, dove la scienza è intesa come ricerca, intuizione, ma anche come forma d’arte. «Nella società attuale, con una forza centrifuga che riduce in pochi istanti ogni stabilità», ha spiegato la presidente, «l’obiettivo è quello di lavorare sul lungo periodo, sostenendo progetti e collaborazioni internazionali».
Tra le iniziative ideate e promosse quest’anno, nell’Armeria Lucrezia Borgia ex Museo Civico, l’installazione Miti e trasfigurazioni, curata da Quirino Conti con la consulenza scientifica di Marco Galli, dell’Università La Sapienza di Roma, e di Laura Giuliano, del Museo delle Civiltà di Roma, che resterà aperta fino a domenica 15 luglio (ingresso gratuito). Mentre presso la Chiesa della Manna d’oro andrà avanti sempre fino al 15 luglio l’installazione La Scienza-Il mistero dell’origine, a cura di Lucas e Federica Grigoletto, con la collaborazione di Infn e Cern (ingresso gratuito), che completa il percorso sul dualismo spiritualità e scienza.
L’installazione a carattere astrofisico, virtuale e immersiva, è un viaggio nel tempo e nello spazio che, partendo dall’esplosione del Big Bang e arrivando fino ai laboratori del Cern, vuole far scoprire al pubblico i primi momenti di vita dell’Universo, la formazione dei buchi neri, le onde gravitazionali e la nascita della materia primordiale. Ma prima di arrivare al Bosone il percorso proposto dalla Fondazione si snoda lungo la Storia.
L’installazione Miti e Trasfigurazioni racconta questo impulso primario attraverso il racconto di quanto Oriente e Occidente, incontrandosi circa duemila anni fa, hanno saputo creare e costruire attorno all’aspirazione spiritualista e alla conoscenza. In una caverna atemporale, metafora suggestiva della conoscenza umana, trovano posto 23 opere: una serie di sculture e alcuni rilievi, di cui 14 antichi scisti orientali (II-IV sec. d.C.) provenienti dalla regione del Gandhāra insieme a 9 marmi classici occidentali (II sec. d.C.) di epoca greco-romana.
Preziosi Buddha e Bodhisattva in meditazione, sui cui volti appare impressa la ricerca dell’Assoluto, assieme a creature mitiche o mitizzate di epoca greco-romana che raccontano quanto l’incontro di questi due mondi ha generato come patrimonio universale. Dentro questo racconto, attraverso le più diverse anime e spiritualità, in contesti culturali anche filosoficamente antitetici, un solo protagonista: il costante anelito dell’essere verso il Vero e l’Assoluto.
Nel percorso espositivo testimonianze e reperti provenienti da importanti musei e raccolte italiane: dall’ex Museo Nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci di Roma (ora al Museo delle Civiltà), dal Mao (Museo di Arte Orientale) di Torino, dalle raccolte romane delle Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Parco archeologico del Colosseo, Centrale Montemartini.
Domenica 15 luglio, in chiusura del Festival, al Teatro Caio Melisso sarà conferito il Premio Carla Fendi, giunto alla sua ottava edizione.
Il Messaggero