«L'opera lirica oggi va amplificata sia quando la si esegue nei luoghi all'aperto, come l'Arena di Verona, sia nei grandi teatri. E non è un problema di...
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È la proposta provocatoria del tenore Vittorio Grigolo che sostiene una tesi «che non piacerà ai melomani», avverte lui stesso. «Ma - sottolinea - se vogliamo avvicinare i giovani a questo genere musicale, serve amplificarlo, perché le orecchie moderne sono abituate a quantità di decibel sconosciute a quelle dei nostri nonni. Oggi i giovani sentono la musica a volume alto, nelle macchine hanno amplificazioni potenti, le città sono rumorosissime. Quando li porti in teatro, dicono che non si sente nulla. E non è un problema di voci, del fatto che non ci sono più i Caruso o i Gigli. È proprio una questione di orecchie non più abituate alle “carezze”. Amplificando l'opera si andrebbe incontro all'esigenza dei giovani».
Grigolo, che ha debuttato a 13 anni nel ruolo del pastorello in Tosca con Luciano Pavarotti all'Opera di Roma, coach per la scorsa edizione del talent Amici, è stato il primo tenore a cantare due titoli su due palcoscenici del tutto inediti: Traviata nella stazione centrale di Zurigo nel 2008 e L'elisir d'amore all'aeroporto di Malpensa nel 2015. «L'abbiamo fatto per avvicinare la gente di passaggio, moltissimi si sono appassionati e sono rimasti lì a sentire la musica. Se i media danno poco spazio alla grande musica - conclude - bisogna trovare delle strade per insegnare ai giovani ad amarla». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero