Venezia, il documentario su Greta Thunberg: il Covid non cancella la crisi dell'ambiente

Ha affrontato 36 ore di viaggio da Stoccolma, muovendosi esclusivamente con mezzi a basso impatto ambientale, per raggiungere Venezia e presentare fuori concorso il...

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Ha affrontato 36 ore di viaggio da Stoccolma, muovendosi esclusivamente con mezzi a basso impatto ambientale, per raggiungere Venezia e presentare fuori concorso il suo Greta, documentario sull’attivista svedese Greta Thunberg. Un atto dovuto, secondo il regista Nathan Grossman, che di Thunberg ha seguito ogni passo - dallo sciopero davanti al Parlamento Svedese fino alle missioni alle Nazioni Unite - condividendone l’impegno per un ambiente sostenibile e resistente: “La crisi del covid non riuscirà a distrarre i ragazzi dall’impegno per l’ambiente - ha detto - Anzi, vedere quanti soldi si spendono per questa crisi, mentre per l’ambiente non si fa nulla, li farà arrabbiare di più”.


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Il documentario, al cinema in Italia da metà ottobre, racconta le gioie, ma anche le sofferenze e le frustrazioni, della ragazza diventata guida e simbolo dei movimenti ambientalisti nel mondo, capace di tenere testa ai leader internazionali (perfida la sequenza del suo incontro all’Eliseo, con un imbarazzato Emmanuel Macron) nonostante la giovane età e una sindrome, quella di Asperger, da lei considerata “una ricchezza”. Assente fisicamente da Venezia, perché impegnata a scuola in Svezia, ma presente in collegamento video alla Mostra, Thunberg ha voluto rispondere anche agli haters che da sempre si accaniscono contro di lei: “Ci sono teorie complottiste secondo cui io rappresenterei qualcun altro, o sia manipolata. Ma nel film si vede che non è così: io rappresento le mie idee e decido per me stessa”.
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Il Messaggero