Quando il proprio compagno/a condivide l'idea che a letto ci si può abbracciare, ma poi si dorme ognuno sul proprio lato, senza “invasionì”. Il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo tanti reading dai suoi scritti, Piccolo salirà infatti in palcoscenico con “Momenti di trascurabile (in)felicità”, monologo tratto dai suoi due libri gemellì, “Momenti di trascurabile felicità” e “Momenti di trascurabile infelicità”, scritti nel 2010 e nel 2015 per Einaudi e da allora costantemente ristampati. «Ho sempre pensato che tra la voce delle pagine del libro e la mia ci fosse una parentela stretta - racconta Piccolo -. Proprio dalle letture è nata l'idea di trasformare tutto in qualcosa di più complesso e portarlo in giro», (prossime tappe, Verbania, Bologna, Tolentino-MC, Roma, Genova, Nichelino, per concludere al Teatro Franco Parenti di Milano l'11 marzo). Un'occasione per far parlare i libri stessi, con Piccolo solo in scena, alle prese con quel catalogo di eventi trascurabili ma piantati nella vita di ognuno, che fanno sempre dire a chi sta in platea: «È vero, è successo anche a me».
«Sono due libri fortunati perché ci si identifica - spiega lui -. Raccontano cose sulle quali non si pensava valesse la pena soffermarsi. E invece è proprio nella contrapposizione con le grandi questioni che si ritrova un senso alla vita quotidiana. In scena sono rimasto fedele ai libri, ma in questi sette anni dalla prima edizione, la lista dei momenti di felicità o infelicità si è allungata, ad esempio nel rapporto con i figli: viene quasi voglia di scrivere un altro libro. Il teatro? Non lo so ancora se lo metterò tra la felicità o l'infelicità - sorride -. Stranamente non sento la pressione di espormi davanti a chi verrà a vedermi. Forse perché non devo raccontare Moby Dick, ma cose che mi appartengono». Il ragionamento si allarga e prosegue. «L'Italia? Oggi la metto nei momenti di infelicità, sempre puntando a trasferirla di categoria - risponde - L'infelicità è per la rassegnazione, per quell' ormai “è così” che si sente spesso. Invece, bisogna provarci a cambiare le cose». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero