Francesco Piccolo: «Porto l'(in)felicità in scena nella prima tournée teatrale»

Francesco Piccolo
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Mercoledì 17 Gennaio 2018, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 10:27
Quando il proprio compagno/a condivide l'idea che a letto ci si può abbracciare, ma poi si dorme ognuno sul proprio lato, senza invasionì. Il sospiro collettivo quando torna la luce dopo un black out. Le regole di comportamento al telefono quando cade la linea: chi deve richiamare dei due? O riuscire a scamparla quando per strada ti ferma qualcuno che non sai assolutamente chi sia. Ora forse anche il Teatro rientrerà in uno dei due elenchi, quello della felicità o dell'infelicità, per Francesco Piccolo, scrittore premio Strega nel 2014 per Il desiderio di essere come tuttìautore tv, sceneggiatore di Nanni Moretti, Silvio Soldini, Francesca Archibugi, Paolo Virzì (compresi 'Ella & John' al cinema dal 18 gennaio e il prossimo 'Notti magichè), che il 18 gennaio al Teatro Coccia di Novara debutterà anche nella sua prima tournée teatrale.

Dopo tanti reading dai suoi scritti, Piccolo salirà infatti in palcoscenico con
Momenti di trascurabile (in)felicità, monologo tratto dai suoi due libri gemellì, Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità, scritti nel 2010 e nel 2015 per Einaudi e da allora costantemente ristampati. «Ho sempre pensato che tra la voce delle pagine del libro e la mia ci fosse una parentela stretta - racconta Piccolo -. Proprio dalle letture è nata l'idea di trasformare tutto in qualcosa di più complesso e portarlo in giro», (prossime tappe, Verbania, Bologna, Tolentino-MC, Roma, Genova, Nichelino, per concludere al Teatro Franco Parenti di Milano l'11 marzo). Un'occasione per far parlare i libri stessi, con Piccolo solo in scena, alle prese con quel catalogo di eventi trascurabili ma piantati nella vita di ognuno, che fanno sempre dire a chi sta in platea: «È vero, è successo anche a me».

«Sono due libri fortunati perché ci si identifica - spiega lui -.
Raccontano cose sulle quali non si pensava valesse la pena soffermarsi. E invece è proprio nella contrapposizione con le grandi questioni che si ritrova un senso alla vita quotidiana. In scena sono rimasto fedele ai libri, ma in questi sette anni dalla prima edizione, la lista dei momenti di felicità o infelicità si è allungata, ad esempio nel rapporto con i figli: viene quasi voglia di scrivere un altro libro. Il teatro? Non lo so ancora se lo metterò tra la felicità o l'infelicità - sorride -. Stranamente non sento la pressione di espormi davanti a chi verrà a vedermi. Forse perché non devo raccontare Moby Dick, ma cose che mi appartengono». Il ragionamento si allarga e prosegue. «L'Italia? Oggi la metto nei momenti di infelicità, sempre puntando a trasferirla di categoria - risponde - L'infelicità è per la rassegnazione, per quell' ormai
è così che si sente spesso. Invece, bisogna provarci a cambiare le cose».
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