Per il settantesimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele e a un anno dalla scomparsa di David Rubinger, apre al Museo di Roma in Trastevere una mostra dedicata al...
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Esposte oltre settanta fotografie in bianco e nero e a colori di dimensioni diverse. Con una particolare sensibilità artistica e umana Rubinger è riuscito, attraverso il suo occhio-obiettivo, a raccontare i grandi eventi della storia contemporanea, fatti di persone e di luoghi significativi per la memoria dello Stato ebraico. Alcuni di questi scatti possono definirsi iconici, come la celebre fotografia dei tre paracadutisti in primo piano ripresi davanti il Kotel (Muro del pianto), il 7 giugno 1967, un'immagine che ha contribuito a definire la coscienza nazionale dello Stato d'Israele. Evitando ogni artificio egli è stato capace di restituirci immagini reali raccontate nella loro semplicità, a fare una cronaca puntuale dei successi, dei traguardi e delle sfide che Israele ha affrontato in questi decenni. Uomini, donne e bambini comuni, ma anche personaggi che hanno saputo cambiare il corso degli eventi, sono le stesse persone che il fotografo ha catturato nei momenti di vita privata con particolare sensibilità artistica e umana, da Moshe Dayan a Yitzhak Rabin, da Ben Gurion a Golda Meir.
David Rubinger è nato a Vienna nel 1924 ed è emigrato in Palestina nel 1939 per sfuggire alle persecuzioni naziste. Ha scoperto la fotografia durante la seconda guerra mondiale mentre prestava servizio nella Brigata Ebraica dell'esercito britannico. Rubinger è stato fotoreporter per HaOlam HaZeh dal 1951, dove lavorò per due anni. Quindi si unì allo staff di Yedioth Aharonoth, e poi a quello di The Jerusalem Post. Nel 1954 iniziò a collaborare con Time-Life, dove ha poi lavorato per più di 50 anni. Era l'unico fotografo autorizzato a scattare nella mensa della Knesset, il Parlamento israeliano. Nel 1997 è stato insignito della più alta onorificenza di Israele, il Premio Israele. È mancato a Gerusalemme nel 2017.
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Il Messaggero