Festival Internazionale di Capri, Ramin Bahrami e Danilo Rea in "Bach in the moonlight": la prima assoluta

Festival Internazionale di Capri, Ramin Bahrami e Danilo Rosa in "Bach in the moonlight": la prima assoluta
Una prima assoluta per due dei più grandi pianisti del mondo. Sì, Bach è in fondo già tutto lì, in quell’aria che apre e chiude il...

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Una prima assoluta per due dei più grandi pianisti del mondo. Sì, Bach è in fondo già tutto lì, in quell’aria che apre e chiude il più bel ciclo di variazioni per tastiera mai scritto, gemma fra le gemme del compositore da cui tutto sembra nascere. Un ciclo sublime, etereo, che parte da un’esigenza molto pratica e quotidiana: il desiderio di riposare, di ritrovare il sonno e la pace.

Problema che il grande Bach poteva ben capire, visto il suo lavoro costante e indefesso, ma anche il suo amore per la vita in tutti i suoi aspetti: l’arte, certo, ma anche la famiglia, l’amore, il divertimento, il mangiare, il bere e naturalmente anche il dormire.

La biblioteca di Tor Marancia intitolata a Don Andrea Gallo

Il sublime di Bach nasce dal quotidiano, è trasfigurazione della bellezza del mistero più complesso e grande di ogni cosa: la vita. E dall’Aria delle “Variazioni Goldberg” parte anche la grande carriera bachiana di Ramin Bahrami: la sua prima incisione per Decca, i suoi primi concerti, il successo immediato e travolgente, la presenza nella classifica dei cd più venduti: Bach che, forse come non mai negli ultimi tempi, desta l’attenzione di tutti, patrimonio di un pubblico allargato. È anche grazie all’instancabile opera di diffusione di Bahrami, che oggi il grande “Kantor” è, in Italia e nel mondo, più conosciuto di prima.

“Bach in the moonlight” nasce da un piccolo miracolo, ed è Danilo Rea, grande pianista improvvisatore, con alle spalle un passato di studi classici, che intuisce ancor prima che questo miracolo accada, la genialità di poterlo realizzare. Ma la cosa più incredibile è che per la prima volta nella storia della musica, attraverso l’improvvisazione, Danilo rivoluziona e crea un intreccio insolubile con le versioni originali di Bach-Bahrami, in linguaggio jazzistico il suo messaggio universale. Un progetto che rappresenta un “unicum”, verrebbe da dire inimitabile: la specializzazione di Bahrami insieme all’estro e alla fantasia, mai fini a se stessi, di Rea. Una rivisitazione che non intende certo tradirne il messaggio - Bach sa difendersi da solo - ma semmai di coglierne lo spirito contemporaneo e gettare un ponte verso orecchie abituate diversamente, che negli intendimenti del duo servirà solo a dare ulteriore diffusione a questo gigante, che a tre secoli di distanza mantiene tutta la sua attualità.

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Il Messaggero