Nella vita come nel film “Sconnessi”, da oggi nelle sale, Fabrizio Bentivoglio non ama la tecnologia e non vive “connesso”. Usa poco sia lo smartphone, sia...
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Bentivoglio, nel film di Christian Marazziti interpreta un padre costretto a confrontarsi con una prole iperconnessa che cerca di riportare verso una comunicazione più diretta. Come si comporta con i suoi figli?
«Non sono un proibizionista. Non credo sia la strada giusta. Ma non usando io in maniera ossessiva cellulare e computer, non lo fanno neanche loro. L’esempio è sempre l’insegnamento migliore».
In che modo usa internet e smartphone?
«Solo per mandare sms, email e per informarmi. Recentemente ho provato a usare il navigatore in auto. Poi si è scaricato il cellulare e sono arrivato a destinazione abbassando il finestrino e chiedendo informazioni. Nasco analogico e rimango tale. E non mi sento affatto in deficit».
Cosa la spaventa di più dell’uso ossessivo della Rete?
«I rischi di manipolazione, se per manipolazione intendiamo la disinformazione, le menzogne, le notizie false. E quello che succede nel mondo giovanile quando ragazze fotografate e messe alla gogna mediatica arrivano fino al suicidio».
Cosa pensa dello #SconnessiDay, prima Giornata Mondiale della S-connessione appena lanciata?
«È un suggerimento, un’occasione per riflettere su cosa sta succedendo intorno a noi e per responsabilizzarsi sull’uso e l’abuso che ognuno di noi fa del web e dei mezzi tecnologici».
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Il Messaggero