Scriveva, recitava, dipingeva. Dario Fo era arrivato a vivere con un'eccezionale energia i suoi 90 anni. «Mi sembra un'età pazza, folle. Ho ancora delle idee...
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Basti pensare a quello tratto da 'La figlia del Papà, tra i titoli pubblicati negli ultimi anni da Chiarelettere fra cui spicca anche il 'Nuovo Manuale Minimo dell'Attorè, pensato da Dario Fo con la moglie Franca Rame. Una storia di vita e di passione in cui troviamo il teatro insieme, l'Italia del dopoguerra, degli anni Settanta, la prima di Mistero Buffo a Parigi, il viaggio in Cina, censure e storie incredibili. Tra i libri usciti di recente anche 'Storia proibita dell'Americà (Guanda), 'C'è un re pazzo in Danimarcà (Chiarelettere) e 'Ciulla, il grande malfattorè. «Rispetto a quando avevo 70 anni ho perso energia, ma me la cavo ancora bene: lavoro, disegno, scrivo e recito che è la cosa più pesante. Dopo due ore di rappresentazione qualsiasi essere umano è molto stanco ma è il mestiere, la conoscenza del palcoscenico che mi permette di recitare ancora oggi», affermava Fo, che dopo essersi diplomato all'Accademia di Brera e aver frequentato il Politecnico, aveva scoperto presto la vocazione per il teatro debuttando in scena negli anni Cinquanta con Franco Parenti e Giustino Durano. Questa grande vitalità si muoveva però in uno scenario piuttosto nero. In un «mondo pieno di morti che camminano.
Un uomo - sottolineava Fo - che non partecipa alla vita della comunità, che si estranea, è un morto che cammina.
Il Messaggero