«La parte più bella della nostra vita è li». Basterebbe questa frase di Franz Di Cioccio per giustificare il concerto-evento del prossimo 29 luglio...
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La prima è il rodato “PFM canta De André - Anniversary”, il tour che ha celebrato i 40 anni di quel monumento della musica italiana che fu “Fabrizio De André e PFM in concerto”, e che include anche parte de “La buona novella” (previste nuove date in autunno, mentre la band dal 20 Giugno è ancora in tour con TVB - The Very Best Tour). Fedelissimo: «come tutte le opere, la partitura è quella, non è che cambi la quinta di Beethoven». Nella parte centrale Cristiano fa “Storia di un impiegato”, il suo tour teatrale con il quale ha fatto pace con il repertorio e la figura del padre. Poi la terza parte, un lungo finale inedito in cui Di Cioccio immagina «una “battaglia” di violini tra Cristiano e Lucio su “Zirichiltaggia”. Mi viene da dire cazzo, venite perché non si sa cosa potrà succedere». Guai a chiamarla nostalgia, «è una parola che non usiamo», dice Di Cioccio, ma il ricordo è inevitabile.
Uno fra tutti, la genesi del tour di 40 anni fa, con Fabrizio che dice «“Belin, mi dicono che è pericoloso, belin allora lo faccio”. Per lui, come per me, entrambi dell’acquario, ogni cosa pericolosa è bella». Lavorare con Cristiano, di cui sono state famose le intemperanze, è un pericolo? «No», continua Di Cioccio: «Lo conosco, conosce la materia musicale meglio di chiunque altro, è un ragazzo curioso e l’ha dimostrato facendosi carico di un bagaglio emotivo molto importante. Essere il figlio di Fabrizio non è facile».
Gia che quell’amico fragile non voleva neanche che il figlio facesse il conservatorio «(Papà mi avrebbe preferito veterinario, per far partorire le mucche in Sardegna»), ha segnato la vita di tutti.
Il Messaggero