OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«L’utopia è qualcosa di impossibile ed è questo che ci attrae: realizzare l’impossibile. I sogni si avverano solo quando eliminiamo il divieto dell’impossibile». Così parlò Teodor Currentzis, carismatico direttore greco, icona pop amata e bersagliata, per presentare la sua Orchestra Utopia: più di cento giovani musicisti provenienti da circa trenta Paesi, che questa sera prenderanno posto sul palco di Santa Cecilia per «creare senza compromessi ciò che la nostra immaginazione musicale ci propone, alla ricerca del suono perfetto».
Look anticonvenzionale
Look non proprio accademico, giacche borchiate, stivaloni, il maestro, 51 anni, pallido e dark, sin dagli esordi si è distinto per la tensione artistica, l’approccio anticonvenzionale, il carisma. E per le scelte interpretative, sempre assolute, orientate verso nuove prospettive all’interno di tradizioni consolidate nel mondo della classica: dalla sua trilogia Mozart/Da Ponte, così come le interpretazioni delle sinfonie di Sostakovic e Čajkovskij e della musica di Stravinskij e Mahler.
Barnabás Kelemen
Il nostro», spiega, «è un tentativo di abbandonare il quadro delle istituzioni rispettabili che, pur essendo benedette, possono anche essere condannate a creare quello che potrebbe essere descritto come un certo suono internazionale standardizzato.
Fuoco ed estasi
Promette fuoco ed estasi, l’ex enfant terrible del podio. Nato ad Atene, ma formatosi musicalmente anche in Russia, è direttore principale della SWR Symphonieorchester di Stoccarda, direttore artistico dell’orchestra e del coro MusicAeterna (che ha ancora sede in Russia) e ora direttore artistico della neonata Orchestra Utopia, fondata con lo scopo di unire le persone con un’idea musicale condivisa: «Questo sogno non è solo mio», aggiunge «si tratta di un’idea a lungo coltivata da un gran numero di musicisti provenienti da tutti gli angoli del mondo». E sono 107 gli orchestrali provenienti da Argentina, Armenia, Austria, Belgio, Bielorussia Bulgaria, Brasile, Corea del Sud, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Germania, Italia, Kazakhstan, Lituania, Norvegia, Olanda, Portogallo, Russia, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, Romania, Regno Unito, USA, Venezuela che stasera incroceranno le loro identità con le due opere monumentali. E con la sala monumentale.
New York Times
Secondo Currentzis «la prima cosa che soffre della globalizzazione è l’intimità. L’emozione, l’unità, la dedizione di cui parlo si trovano nel lavoro di un singolo musicista o di un piccolo collettivo. Vogliamo portare questa identità cameristica e questa intimità nella strumentazione completa di un grande concerto sinfonico». Cercherà quindi il contatto, bollente, chiedendo ai suoi “seguaci” slancio e passione, azzerando i meccanismi del suono standardizzato. «È stato descritto come un punk, un barbaro, un anarchico e un guru: tutti elementi che contengono frammenti di verità, ma che non restituiscono la miscela di talento, carisma ed energia che lo ha sospinto dalla periferia del mondo della musica ai suoi palcoscenici più prestigiosi», ha scritto di lui il New York Times nel 2019. Non per nulla è il concerto più atteso della stagione romana.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero