C'è anche la lettera scritta a Giulietta Masina prima di essere operato, nel 1993, anno dell'Oscar alla carriera e della morte, che inizia con la frase...
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La mostra vuole non solo rendere omaggio a uno dei protagonisti più noti al mondo del cinema italiano, vincitore di cinque Oscar, a farne intravedere, attraverso i vari segni del suo lavoro, tra cui molti inediti, la complessità umana e culturale ma anche far conoscere la sua opera alle nuove generazioni con la speranza che una volta usciti tutti «abbiano la voglia di tornare a casa e vedere un suo film», come dice la nipote Francesca. Il percorso espositivo spazia dalle immagini della famiglia a Rimini ai documenti degli inizi degli anni '40 a Roma per riviste teatrali o commedie radiofoniche, ora con Marcello Marchesi, come «Primo impiego», ora con Ruggero Maccari. Poi il cinema con i documenti su «Sceicco Bianco» del 1952, con la lettera che scrittura Alberto Sordi o il piano di lavorazione, la sceneggiatura di «La Dolce vita» del 1960, i contratti di Mastroianni e Anita Ekberg, le lettere di protesta di associazioni cattoliche contro la proiezione del film, i manifesti dei tanti capolavori, «8 1/2» o «Amacord», la testa in cartapesta di «Satyricon»,il modellino per «La nave va», le carte uscite dagli archivi ministeriali delle «revisioni preventive». Ci sono i costumi di «Casanova», ma anche i 200 disegni che Fellini ha realizzato nel corso della vita per dare corpo ai suoi personaggi e alle sue fantasie e una sala «vietata ai minori» come per i film che si intitola «Erotomachia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero