Queen, Metallica, Bon Jovi, Europe: le chitarre delle rockstar nascono a Prato

Queen, Metallica, Bon Jovi, Europe: le chitarre delle rockstar nascono a Prato
Nelle botti piccole c’è il vino buono. In quelle grandi invece le chitarre. Non a caso le hanno ribattezzate wine guitars, le chitarre al vino: perché vengono...

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Nelle botti piccole c’è il vino buono. In quelle grandi invece le chitarre. Non a caso le hanno ribattezzate wine guitars, le chitarre al vino: perché vengono realizzate da botti secolari dismesse, che custodivano il Chianti. E adesso quelle sei corde sono sui palchi dei più grandi artisti del rock. A livello mondiale: Metallica, Queen, Bon Jovi, fino a Joe Walsh degli Eagles, passando pure per Laura Pausini.

Quella di Fabrizio Paoletti è un’eccellenza del made in Italy. Adesso sta lavorando per John Norum degli Europe, in occasione del trentennale della band. Lui è un liutaio di Montemurlo, in provincia di Prato, Toscana. Ha preso le vecchie botti e da queste ha plasmato le sue chitarre. Alcuni, come Slash dei Guns n’ Roses, li ha contattati lui facendosi avanti. «Ma adesso la tendenza si è invertita: sono loro a cercarmi». Quello del liutaio è un lavoro che ha iniziato per caso, una decina di anni fa. «Facevo tutt’altro – dice Paoletti – poi nel 2006 sono quasi finito gambe all’aria e ho deciso di cambiare strada. Ho iniziato con qualche riparazione, quindi ho provato a costruire uno strumento tutto mio e ne è uscito qualcosa di buono». La svolta grazie all’incontro con Maurizio Solieri, storico chitarrista degli anni d’oro di Vasco. «Mi ha chiesto due chitarre che nel 2009 ha poi usato per il tour europeo di Vasco. Mi sono chiesto: se piacciono a lui, perché non provare con altri?».
E ci ha provato davvero, puntando subito al bersaglio grosso: Bruce Springsteen. Che gli ha risposto con una lettera: «Fabrizio, grazie per questa bellissima chitarra, una vera opera d’arte che custodirò con cura». E lo stesso con Keith Richards dei Rolling Stones: «Molte grazie per questa interessantissima chitarra. Che storia! E che bei legni! Non sai quanto sono onorato del fatto che questa opera d’arte sia stata data a me».

Sono arrivati anche Richie Sambora prima e PhilX poi dei Bon Jovi, Elisa e Pausini in Italia e altri. «Proprio con Sambora – continua Paoletti – ho capito che i miei strumenti potevano funzionare anche sui grandi palchi internazionali». Le ultime due wine guitars sono per Bryan May e John Norum. «May è venuto in Toscana di recente, ha provato una chitarra e ne ha ordinata un’altra: non voleva la solita copia di quella che usa sempre. Per Norum la sto preparando. Entrambi – conclude – saranno in concerto al Rock the ring, in Svizzera: ne vedremo delle belle». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero