Checco Zalone: «Io, italiano in Africa scorretto ma vero»

Le polemiche? «Non mi aspettavo che finissero in prima pagina e non ne ho sofferto, anzi cinicamente ho pensato che giovassero alla promozione». Un film...

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Le polemiche? «Non mi aspettavo che finissero in prima pagina e non ne ho sofferto, anzi cinicamente ho pensato che giovassero alla promozione». Un film sull'immigrazione contro Matteo Salvini? «Ma no, figuriamoci. Resto umile. E poi se è contro di lui sarà Salvini stesso a dirlo». Eppure tra i personaggi c'è un politico che ottiene troppo in fretta incarichi sempre più importanti: «Ha la carriera di Luigi Di Maio, veste come Giuseppe Conte e parla come Salvini: ho creato il mostro». E se il pubblico non capisse l'ironia politicamente scorretta e prendesse per buono il razzista protagonista? «Macché! Come dice Francesco De Gregori, la gente sa benissimo dove andare».


Tolo Tolo, la commedia buonista di Zalone con più sorrisi che risate
 

ANTEPRIMA FEBBRILE
Ecco a voi Checco Zalone, pronto a tornare sugli schermi (dal 1° gennaio Medusa precetterà 1200 sale) a quattro anni dal campione d'incassi Quo vado? con la nuova commedia Tolo Tolo in cui esordisce come regista con il nome anagrafico di Luca Medici. Preceduto da un'inesorabile campagna di marketing basata sul presunto sapore razzista del trailer e della canzone Immigrato, Tolo Tolo è stato presentato nel corso di una febbrile anteprima assaltata dai giornalisti (che nel settore destro della platea prendevano diligentemente appunti nel buio) e da membri della troupe, cast, amici del produttore Pietro Valsecchi, schierati a sinistra e riconoscibili dagli applausi vigorosi. Checco, 42 anni, è arrivato scortato dalle guardie del corpo, e alla fine della proiezione ha parlato del film cercando di contenere lo stesso Valsecchi che ha investito nell'operazione 20 milioni e, avendo scoperto la gallina dalle uova d'oro Zalone, voleva assolutamente dire la sua. All'inizio Tolo Tolo avrebbe dovuto dirigerlo Paolo Virzì, autore del soggetto e co-sceneggiatore, «ma piano piano il film diventava sempre più mio e ho finito per rubarglielo», racconta Checco. La storia, ambientata tra Kenya, Marocco e Malta, è quella di un imprenditore fallito che, dalla natia Puglia, scappa in Africa inseguito dai debiti. E da quel luogo, funestato dalla guerra civile, proverà a tornare in Italia al seguito di un gruppo di migranti. «Il mio personaggio è una metafora dei tempi attuali: incapace di guardare al di là dei ca... suoi, rimane imperturbabile di fronte agli eventi del mondo», spiega Zalone, «ma niente moralismi, preoccuparsi dei propri interessi è congenito nell'uomo».
Lo è, a sentir lui, anche «il fascismo che tutti abbiamo dentro come la candida». Non a caso una delle scene-cult del film è quella in cui Checco parla con la voce di Mussolini. Ma il suo modello, confessa, è Alberto Sordi che ha fatto a pezzi vizi e magagne dell'italiano medio. Teme le accuse di sessismo? «Per niente, non ho fatto spogliare la protagonista. Niente docce. Piuttosto lei è una guerrigliera che ci porta in salvo. Una donna forte».

L'AUTOPARODIA DI VENDOLA
Altro momento esilarante è l'apparizione dell'ex governatore della Puglia Nichi Vendola impegnato in una spietata parodia di se stesso: «È bastato dargli mille euro...», scherza Checco e sullo stesso tono gli ribatte il politico: «Speravo in un'esperienza nel cinema porno ma in cambio di un trullo ho girato Tolo Tolo».

A proposito di politici, a chi vorebbe far vedere il film? «A Mattarella, al Papa», risponde «umilmente» Zalone che, tra gag, battute e canzoncine super-scorrette («da qualche parte dell'emisfero c'è qualche str... un po' più nero»), spera di essere all'altezza dei 65,3 milioni, record di sempre, incassati da Quo vado?. «La pressione è altissima, inutile essere ipocriti. Anche stavolta dobbiamo fare i soldi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero