Un "esercito" di tecnici al lavoro nella mestosa sala da ballo della Reggia di Capodimonte per allestire la ciclopica "Parade", l'opera più grande...
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Era il 1917, e Picasso, che già da un decennio aveva rivoluzionato l’arte del Ventesimo secolo col cubismo, aveva 36 anni. Infuriava la Grande Guerra, e lui s’era lasciato trascinare da fior di amici nel Bel paese. Con lui, Jean Cocteau, Diaghilev e Massine. A febbraio avevano toccato Roma, tra marzo e aprile Pompei e Napoli, che per Picasso era una «Montmartre araba, il cibo, la fornicazione». Come scrisse Cocteau, «Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo e scaglia giacinti sui marciapiedi». Tra poche ore, dunque, il pubblico potrà godersi la visione mozzafiato del "circo" di Picasso, in un tourbillon di colori, figure, funambolismi scenici. Ma ad indagare ulteriormente il rapporto di Picasso con il teatro e la tradizione partenopea, a Capodimonte, saranno anche i bozzetti eseguiti dall'artista per il balletto "Pulcinella" insieme ad alcune marionette e pupi della maschera napoletana della collezione Fundacion Almine y Bernard Ruiz-Picasso para el Arte. Insieme, Pompei svelerà i costumi del balletto disegnati da Picasso, che fu nell'antica città vesuviana nel marzo del 1917.
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Il Messaggero