La canzone romana, con le sue note profonde e gli accenti inconfondibili, è ancora di attualità? Piace ai giovani? Decisamente sì, se si analizza per esempio...
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Allo stornello subentra, nel 1861, la canzone romana: ancora oggi non si insegna nelle scuole ma si impara in strada. E tutto ciò è davvero affascinante. Non è un caso se l’originale contest firmato dalla cantante-attrice abbia lanciato Cranio Randagio, Emilio Stella, Mirkoeilcane, Simone Gamberi e Nicole Riso. Tutti esaminati da una giuria d’eccezione che quest’anno raccoglie nomi del calibro di Neri Parenti, Cesare Rascel, Peppe Vessicchio e Carla Vistarini. Giurato storico, Antonello Venditti, autore di intramontabili hits capitoline. L’iniziativa si inquadra inoltre nell’omonimo progetto artistico e culturale ideato dalla Bonelli, impegnata da 16 anni nel riportare in auge e diffondere la canzone romana in Italia e nel mondo. Una vera paladina.
Che sia alla Luiss o a Tor Vergata, a maggio di ogni anno, con lectio magistralis seguite da migliaia di attentissimi studenti, o in giro per il mondo. «Ciò che non mi piace - conclude l’attrice - è la volgarità associata alla tradizione romana. Perché invece si tratta di eleganza e pura poesia, un aspetto che ho riscoperto e esaltato attraverso lunghi approfondimenti». Del resto la Capitale ha ispirato versi di classe e testi leggendari appunto con Venditti, autore di immortali canzoni. Oppure i pezzi di Franco Califano e il timbro dell’Orchestraccia, gruppo di artisti-attori: li abbiamo ammirati sul battello musicale che ha percorso, a suon di note, le sponde della manifestazione Lungo il Tevere Roma.
Anche loro hanno fatto della riscoperta delle antiche arie capitoline, una vera bandiera.
Il Messaggero