Burri resta a Roma: asta flop a New York per il suo capolavoro "Grande legno e rosso"

Burri resta a Roma: asta flop a New York per il suo capolavoro "Grande legno e rosso"
Era il pezzo più atteso nelle aste autunnali di New York e la sua quotazione partiva da una base di 10 milioni di dollari. E invece  il «Grande legno e...

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Era il pezzo più atteso nelle aste autunnali di New York e la sua quotazione partiva da una base di 10 milioni di dollari. E invece  il «Grande legno e rosso» offerto da Phillips  non ha trovato un compratore. Non solo: dei lotti offerti nella vendita «Capolavori del Novecento» altre nove opere oltre al Burri sono rimasti invenduti e tre ritirati. E ancora hanno deluso anche un «Gray Painting» del solitamente affidabile Christopher Wool (stima 4-6 milioni) e un Jackson Pollack appartenuto a Nelson Rockefeller con incassi sperati di 18 milioni che era stato scelto per la copertina del catalogo. E poi un Donald Judd, un Dan Flavin, perfino un David Hockney diventato due giorni fa da Christie's l'artista vivente più caro al mondo: tutti senza acquirente. Premio di consolazione è stato il Joan Mirò che ha aperto la serata: «Femme dans la nuit» del 1945, stimata 12-16 milioni, è svettata a 22,6.

Esposto solo una volta tre anni fa nella retrospettiva del Guggenheim, «Grande Legno e Rosso» è rimasto così nelle mani della stessa famiglia che l'aveva comprato agli inizi degli anni Sessanta dalla Galleria La Tartaruga di Roma dove Burri lo aveva presentato al pubblico nel 1957 con opere di Afro, Capogrossi e Matta. Oltre due metri di larghezza, l'opera evoca l'atmosfera dell'Europa devastata subito dopo il secondo conflitto mondiale. Burri, che si stava affermando tra Roma e New York, rappresentava una sfida sia all'esistenzialismo che all'espressionismo astratto, le due correnti artistiche in voga allora. In «Grande legno e rosso» fu forse la prima volta in cui l'artista, morto nel 1995 a Nizza, usò l'elemento incontrollabile del fuoco, anni prima della famosa serie dei «fire paintings» di Yves Klein, mentre l'uso del materiale anticipa di anni quello che avrebbero fatto gli artisti di Arte Povera. 
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Il Messaggero