Boris Pahor, dalla guerra partigiana alla deportazione nel lager: una vita in difesa delle minoranze

Boris Pahor, dalla guerra partigiana alla deportazione nel lager: una vita in difesa delle minoranze
Boris Pahor, nato e morto a Trieste (1913-2022), è considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Boris Pahor, nato e morto a Trieste (1913-2022), è considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti, raccontata in Necropoli, ma anche delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il regime fascista, L'intellettuale, testimone in prima persona delle tragedie del Novecento, ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue, tra cui Qui è proibito parlare, Il rogo nel porto, La villa sul lago, La città nel golfo.

Pahor ha combattuto nella campagna d'Africa all'inizio della seconda guerra mondiale, poi è entrato a far parte delle formazioni partigiane di Tito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. La storia di Trieste durante l'occupazione nazista e la sua sofferta liberazione verrà descritta  nel 1955 da Pahor nel romanzo Mesto v zalivu ("Città nel golfo") che abbe subito grande successo nell'allora Jugoslavia.

Ha il merito di avere raccontato, da testimone, dei crimini del fascismo e delle terribili persecuzioni di una minoranza linguistica. Catturato dai tedeschi grazie a una delazione, venne deportato nel lager nazista di Natzweiler-Struthof nell'inverno del 1944. Una vicissitudine narrata nella sua opera più nota: Necropoli.  

Fin da primi anni del dopoguerra lottò in prima persona per difendere le identità nazionali e culturali. Fra le sue prime opere la raccolta di racconti Moj traški naslov (Il mio indirizzo triestino, 1948. E' stato tradotto  in francese, tedesco, serbo-croato inglese, catalano, finlandese ed esperanto.


Nel 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio-Versilia, un anno prima è stato insignito della Legion d'onore francese. Fra gli ultimi riconoscimenti  segnala nel 2008  il prenio Resistenza per il libro Necropoli, eletto Libro dell'Anno da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma Fahreneit di Radio3 Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero