Barcelona, il duetto (virtuale) di Caballé e Mercury alle Olimpiadi che unì un popolo

Non riuscirono a cantarla insieme per la terza volta, la più importante. Freddy Mercury era morto qualche mese prima e il 25 luglio 1992 Monserrat Caballè...

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Non riuscirono a cantarla insieme per la terza volta, la più importante. Freddy Mercury era morto qualche mese prima e il 25 luglio 1992 Monserrat Caballè salì sul palco dello stadio Olimpico di Barcellona senza avere al suo fianco la rockstar dalla voce più bella di sempre. Accanto a lei c'era Josè Carreras con il quale si esibì in "Amigos para siempre". Ma poi arrivò il momento di Barcelona. Sessantamila spettatori alzarono gli occhi al maxischermo e piansero guardando due leggende della musica sfidarsi a colpi di virtuosismi nel live di 4 anni prima al Montjuic. Quella fu anche l'ultima esibizione dal vivo del frontman dei Queen, vinto troppo presto dall'Aids.


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"Barcelona" fu ideata da Mercury come un inno e ancora oggi rappresenta la canzone della rinascita di una città e di un popolo, ma non quello spagnolo. L'allora presidente del Cio Samaranch apostrofò così un giovane giornalista che si sorprendeva delle note stampa scritte in catalano e poi tradotte in castigliano, inglese e francese. «Pensa che il nostro sia un dialetto? Allora non conosce la nostra storia». E quella voglia di indipendenza non è stata mai perduta, anzi negli anni si è rafforzata. "Barcelona", ideata da un britannico, rappresenta questo e di più. E' l'unione di due geni che non ci sono più, è orgoglio, è meraviglia per l'udito. Ed è dolore per chi ricorda le lacrime di un popolo che canta come una sola voce, in una calda serata estiva, un inno magico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero