Visitarla non sarà facile, viste le misure che la Francia sta prendendo contro il Covid, ma si può sperare negli appuntamenti dei prossimi mesi. Rinviata...
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Nonostante tutte le difficoltà, la Biennale nomade è il primo grande appuntamento espositivo che l’Europa dell’arte vive da febbraio a questa parte. Nata a Rotterdam nel 1996, si è svolta finora a Lussemburgo, Lubiana, Francoforte, San Sebastián, Nicosia, in Trentino-Alto Adige, a Murcia, Limburgo, San Pietroburgo, Zurigo, fino all’ultima edizione a Palermo nel 2018 che aveva come titolo “Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza”; nel 2022 Manifesta approderà in Kosovo. Quest’anno, come ha spiegato il team curatoriale composto da Katerina Chuchalina, Stefan Kalmár e Alya Sebti, la scelta è caduta su Marsiglia, da sempre luogo di transito e di scambio. Il primo capitolo è The Home, dedicato al tema della casa, che si divide tra la Cité Radieuse, edificio progettato da Le Corbusier (considerato oggi uno dei migliori esempi di architettura “brutalista”, che cioè fa largo uso del beton brut, il cemento a vista) e il lussuoso Hotel Dieu Intercontinental sulla collina del Panier, il quartiere più antico di Marsiglia.
Tra le prime presentazioni c’è quella della pubblicazione che raccoglie gli esiti dello studio urbano pre-biennale Le Grand Puzzle, ideato dallo studio di architettura MVRDV di Rotterdam e The Why Factory. «La ricerca - ha spiegato la biennale - rivela le specificità, le possibilità, i sogni, le necessità e le complessità di Marsiglia, risultando un grande puzzle multi-narrato, simile a un mosaico, uno strumento per i cittadini per ripensare il potenziale della loro città in base a nuovi paesaggi urbani.
Le sei “trame” della mostra che saranno aperte a scaglioni sono The Home, The Refuge, The Almshouse, The Port, The Park, The School.
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Il Messaggero