Alessandro Di Carlo, da Zelig al Sistina: «Nella vita ho preso tanti pugni, la risata mi ha salvato»

Dalla gavetta negli scantinati romani, ormai 30 anni fa, al debutto in uno dei templi sacri del teatro: Alessandro Di Carlo arriva al Sistina domenica 4 febbraio alle 18 con il...

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Dalla gavetta negli scantinati romani, ormai 30 anni fa, al debutto in uno dei templi sacri del teatro: Alessandro Di Carlo arriva al Sistina domenica 4 febbraio alle 18 con il suo ultimo spettacolo “Superleggero tra guantoni e papillon”.


Come si sente?

«Come un calciatore alle prese con la Coppa del Mondo. Il Sistina è il Santiago Bernabeu della risata. Lì si sono esibiti i più grandi. Vuoi vedere che si sono sbagliati a chiamarmi? Io faccio finto di niente e ne approfitto».

Quante volte ha dovuto mettere i guantoni nella sua vita?
«Sin dagli esordi mi sono dovuto difendere da una gavetta feroce ma ho sempre affrontato le sfide con dignità e allegria. La risata mi ha salvato».


La prima volta che ha pensato “Ce l’ho fatta”?
«Avevo vinto un concorso di comicità nelle Marche e mi chiamarono per Zelig: era il 94 e fui il primo comico romano ad esibirmi».

Il luogo preferito di Roma?

«Il Gianicolo. Sono un appassionato di storia e lì si respira davvero l’anima di questa città».

Cosa vorrebbe oggi per la Capitale?

«Un nuovo corso di bellezza. Vorrei che i romani tornassero ad amare la loro città. Che finisse quest’epoca di ignoranza e maleducazione».
Com’è nata la passione per la recitazione?
«Sui banchi di scuola: alle elementari facevo le imitazioni di Totò, Aldo Fabrizi e Sordi. E i compagni più grandi mi chiamavano per fare il verso ai professori».

E’ tifoso?

«Sono malato della Roma. Ancora sto piangendo per l’addio di Totti. Non posso dimenticare quello striscione allo stadio “Speravo de morì prima”. Ecco noi romanisti ci siamo sentiti tutti così».

Lei ha cominciato negli scantinati, oggi si fa ancora così tanta gavetta?
«Oggi sono cambiate tante cose, il successo immediato è più facile. Ma la gavetta è importante, ti da l’esperienza per affrontare le cose con rispetto e umiltà
».

Teatro, cinema o tv?

«Perché scegliere? Se si ha la fortuna di confrontarsi con mezzi diversi è un arricchimento. Mi piace mettermi alla prova ogni volta con una sfida nuova».

Cosa non manca mai nei suoi show?

«L’improvvisazione. I miei spettacolo sono fatti con il pubblico. Gli italiani sono sempre protagonisti con me sul palco». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero