​A Roma il corto con protagonisti i disabili: «Non siamo diversi dagli altri. Il mito del 'poverino' deve essere sfatato»

Giulia, 30 anni, sarà la protagonista del corto "Impossibile da amare"
«Mi piacerebbe spiegare che i disabili non sono persone diverse: c’è una barriera culturale da superare. I disabili vanno a lavoro, all’università,...

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«Mi piacerebbe spiegare che i disabili non sono persone diverse: c’è una barriera culturale da superare. I disabili vanno a lavoro, all’università, a scuola. Il mito del poverino deve essere sfatato: è questo ciò che vogliamo dimostrare». Giulia Spirito ha 30 anni, ha una grave disabilità motoria, studia Giurisprudenza all'università Tor Vergata ed è di Roma. È una delle protagoniste di ‘Impossibile da amare’, un corto sulla disabilità scritto e diretto da registi indipendenti con l’obiettivo di portare alla luce una tematica scomoda e di riuscir a sensibilizzare il maggior numero di persone possibili su questioni che troppo spesso vengono accantonate perché ritenute banali, e anche «perché alle persone non piace vedere la sofferenza altrui». «Non è necessario avere una situazione di questo genere in famiglia per comprendere l'enorme forza di queste persone», racconta Edoardo Santangeli, 20 anni, giovane regista romano e ideatore del progetto insieme a Michelangelo Fratianni, 21 anni, laurea al DAMS di Roma Tre in cinema.


L’IDEA- Il cortometraggio non sarà solo una storia di tentato riscatto sociale, ma l'attenzione sarà posta su ciò che veramente pensano e vivono quei ragazzi e quelle ragazze che ogni mattina al proprio risveglio devono fare i conti con il vero peso della vita. «Il corto, infatti, è posto in un'ottica completamente diversa e per certi versi rivoluzionaria: protagonista non è la malattia, ma l'essere umano che la porta con sé», spiega il regista. Per realizzare il cortometraggio Edoardo ha raccolto le storie di persone disabili, degli operatori che li assistono e delle loro famiglie. «Tutto è iniziato con un’esperienza personale – ricorda – Quando un amico di famiglia, allora agente delle forze dell’ordine, è stato costretto a stare su una sedia a rotelle per una gravissima forma di distrofia amiotrofica laterale». Da lì Edoardo è entrato in contatto con associazioni, ricercatori e lavoratori che si occupano di Sclerosi Multipla e ha deciso di raccogliere le loro storie, le loro paure, le emozioni e gli amori vissuti in adolescenza, che sono alla base del film.



ROMPERE IL MURO- L’obiettivo non è solo raccontare una storia da un punto di vista completamente innovativo, ma anche quello di rompere una barriera. «Quando si parla di temi sociali come la disabilità diventa davvero difficile ottenere fondi da produttori, anche indipendenti», spiega Edoardo. Nelle scorse settimane i due giovani registi romani hanno lanciato una raccolta fondi sul web, terminata però senza successo. I soldi, così, sono tornati ai donatori. Un lavoro sprecato? Non proprio. Perché il team non si dà per vinto. Anzi, rilancia: «Oltre alle partnership con le associazioni e i ricercatori che si occupano di Sclerosi Multipla stiamo cercando sponsor e nuovi fondi per cominciare quanto prima le riprese».


IL SOGNO- Il corto sarà girato a luglio. A settembre tutto dovrebbe essere pronto per il lancio ufficiale, con partecipazione ai festival e discussione nelle scuole. L’ambientazione sarà ai Castelli Romani, in un istituto di Castel Gandolfo. Giulia, intanto, è già pronta: «Il futuro? Continuerò a recitare. Ma il mio sogno è quello di diventare magistrato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero