Messaggero, l'editoriale del direttore Massimo Martinelli: il futuro ha un grande passato

L'ingresso del Messggero in via del Tritone
Dicono che il momento più appagante per uno scrittore sia quello in cui vede la copertina del suo libro esposta nella vetrina di una libreria prestigiosa. Noi siamo...

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Dicono che il momento più appagante per uno scrittore sia quello in cui vede la copertina del suo libro esposta nella vetrina di una libreria prestigiosa. Noi siamo più fortunati: quella stessa sensazione la proviamo ogni mattina, vedendo Il Messaggero nelle mani di un lettore, ovunque si trovi.


È il momento in cui sentiamo che c’è un filo diretto, invisibile ed emotivo, tra noi che facciamo il giornale e lui, che lo sta leggendo. È una grande responsabilità, perché sappiamo che in quel momento possiamo esercitare una piccola o grande influenza sul suo modo di vedere la politica, lo sport, la cronaca, le grandi vicende internazionali. In definitiva, sul suo modo di vedere la vita. Nei suoi 145 anni di vita, Il Messaggero è stato costruito giorno per giorno tenendo sempre a mente questa grande responsabilità, che si traduce nel rispetto dell’etica dell’informazione. 

Il modello Messaggero 

Significa avere la consapevolezza della grande capacità di orientamento dell’opinione pubblica che può avere una notizia fornita da un quotidiano, cartaceo o digitale che sia.  E significa avere la capacità di esercitare responsabilmente questo potere, garantendo distanza dai poteri politici, economici, lobbistici. In una parola assicurando “laicità” al lettore, intesa come lontananza da qualsiasi interesse diverso da quello di fornire una visione della realtà imparziale, garantista, obbiettiva.  Una preoccupazione che è diventata una vera sfida nell’ultimo decennio, con l’avvento dirompente dei social media nel mondo dell’informazione.


Accanto al tradizionale quotidiano cartaceo e alla piattaforma digitale de ilmessaggero.it, abbiamo sviluppato i canali social per competere anche su quel terreno, che per certi versi è ancora regolamentato in maniera incompleta. E abbiamo portato - con successo – il nostro modo di fare informazione su quelle piattaforme: il modello Messaggero, “un giornale con la cravatta” come ci piace definirci. Tradizionale nel modo di porsi e moderno nel linguaggio, capace di farsi apprezzare dal capitano d’industria e all’intellettuale e, allo stesso tempo, di ammaliare i “digital kids”, la generazione dei nativi digitali puri, che per la loro età non hanno mai utilizzato supporti editoriali cartacei.

L'interesse del lettore


In questi 145 anni, convintamente sostenuti dal nostro editore Francesco Gaetano Caltagirone, abbiamo guardato sempre la stessa bussola: l’interesse del lettore. E l’interesse di Roma, le sue tradizioni, i valori e la cultura della sua gente. E poi la sua immagine, talvolta evocata a sproposito per criticare una classe politica che di romano ha solo la sede dell’ufficio. E infine, l’interesse della macroarea dell’Italia Centrale, uno snodo fondamentale per mettere in collegamento il Mezzogiorno con il resto d’Europa e, di converso, per consentire all’Europa e all’Italia intera di sfruttare le grandi potenzialità commerciali, industriali e turistiche delle nostre zone. Lo abbiamo fatto finora e continueremo a farlo, spinti da un entusiasmo che si rinnova ogni mattina, quando incontriamo un lettore che tiene in mano Il Messaggero.

 

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Il Messaggero