ROMA (16 luglio) - Il giudice Maria Teresa Cialoni ha assolto Daniela Ranaldi, 55 anni dall'accusa di avere detenuto 25 dosi di droga a fini di spaccio «perché il fatto non...
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Daniela Ranaldi, difesa dall'avvocato Alessio Pica, ha negato di essere una spacciatrice ammettendo la detenzione della cocaina per uso personale. Ha detto di aver cominciato a farne uso alcuni mesi fa, dopo la morte del padre. La donna ha ribadito di «non essere una spacciatrice» e di avere «fatto una stupidaggine». Il fratello Bruno, testimone citato dalla difesa, ha spiegato al giudice che la sorella è caduta da mesi in uno stato di depressione dopo la morte del padre avvenuta lo scorso ottobre. «Il bilancino veniva usato per le medicine che quotidianamente nostro papà assumeva. Morto lui, abbiamo attraversato tutti un momento difficile, Daniela in modo particolare. Una volta - ha detto Bruno, che gestisce un locale notturno - la sorpresi mentre faceva uso dello stupefacente che teneva sul comodino della stanza da letto in un barattolo, glielo buttai via e litigammo di brutto ma sarebbe stato meglio se le avessi dato anche uno schiaffo in faccia». Il bilancino di precisione era stato sequestrato con 11 grammi di coca. Il difensore di “Danielona” aveva sostenuto l'insussistenza dell'accusa di spaccio dimostrando che per la sua attività la Ranaldi riceve uno stipendio di 1.200 euro al mese più 600 euro di extra e che comunque ha in corso contratti di sponsorizzazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero