Sudafrica, crateri giganti per raccogliere una quantità di diamanti grande non più di un pallone

Miniera di Koffiefontein (Fonte Daily Mail)
Un cratere largo 760 metri e profondo quasi 500, usato per estrarre pietre preziose poco più grandi di un pallone da spiaggia (seppur del valore di centinaia di milioni di euro)....

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Un cratere largo 760 metri e profondo quasi 500, usato per estrarre pietre preziose poco più grandi di un pallone da spiaggia (seppur del valore di centinaia di milioni di euro).




Se ci si trovasse di fronte alla vastità delle cave abbandonate in Sudafrica, che un tempo erano miniere ricche di diamanti, non si potrebbe non pensare a quante pietre preziose siano stati capaci di produrre quegli immensi buchi vuoti. In realtà, si legge sul Daily Mail, se tutti i diamanti estratti da ogni singola miniera fossero messi insieme a creare un unico corpo, le sue dimensioni equivarrebbero a quelle di un pallone da spiaggia, seppur di inestimabile valore. Per dimostrare questo grande contrasto, il fotografo Dillon Marsh, 33enne, ha messo a confronto, con l'ausilio di immagini riprodotte in scala al computer, da una parte la grandezza delle cave sfruttate per l’attività estrattiva, dall’altra i pochi diamanti ricavati dalle stesse, rappresentati come delle sculture a forma di sfera.



I luoghi scelti per il progetto sono quelli delle miniere di Koffiefontein, Jagersfontein e Kimberley della provincia di Capo Nord in Sudafrica, dove le pietre preziose furono scoperte nel 1867. Da allora, con i pionieri che invasero quelle terre così preziose, scavando sempre più a fondo, il Sudafrica divenne il primo produttore di diamanti al mondo. L’artista spiega: “Le miniere mi hanno affascinato da sempre, perché trovo molto interessante capire come le persone interagiscano con l’ambiente”.



Il fotografo racconta di aver cominciato le sue esplorazioni con le cave di rame, pensando soprattutto ad apprendere quanto fosse la quantità di metallo che se ne poteva ricavare da ogni cava. “Questo mi ha portato a realizzare il primo progetto di immagini di sculture in scala riprodotte al computer, idea che poi ho voluto applicare alle ben più famose miniere di diamanti”, ha concluso Marsh. Ora tutte queste cave sono chiuse, ma il paesaggio fatto solo di grandi buchi vuoti resterà visibile per intere generazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero