Le donne riscoprono la terra: "contadine" in costante crescita

Sempre più donne contadine
Rivoluzione contadina. Declinata al femminile, letteralmente. Perché è proprio l’altra metà del cielo a diventare sempre più green. Con...

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Rivoluzione contadina. Declinata al femminile, letteralmente. Perché è proprio l’altra metà del cielo a diventare sempre più green. Con l’agricoltura italiana che si tinge di rosa con le giovani generazioni che investono energie e passione nella campagna. Donne in campo, per l’appunto. Come il nome dell’associazione delle imprenditrici agricole che già nel corso dell’Expo aveva evidenziato questo boom di imprese gestite dalle signore del trattore. Che si stima nel 2020 saranno alla guida di oltre il 40% delle aziende. Già ora più della metà degli agriturismi è gestito da donne che hanno un occhio rivolto al di là degli orizzonti. Puntando alle politiche ambientali, alle energie rinnovabili, alla riduzione degli sprechi, all’introduzione di nuove tecnologie e al mondo della ricerca. Quindi non tanto “un ritorno alla terra” ma un vero e proprio salto nel futuro del pianeta che ci nutre, come sottolinea Confagricoltura Donna.  

A confermarlo anche una recente indagine di Coldiretti secondo la quale la crescita di occupazione femminile giovanile nel settore  è il triplo rispetto a quella  maschile. Nel 2015 nel nostro Paese sono aumentate del 76% le under 34 che hanno scelto di lavorare in maniera indipendente in agricoltura. E accanto a chi continua l’attività familiare aumenta il numero delle ragazze  "di prima generazione", ovvero provenienti da altre realtà e altri vissuti, per un cambio di rotta dalla città alla natura, per passione, per interesse professionale. L’identikit della contadina moderna? E’ laureata, si occupa di innovazione, è orgogliosa del lavoro che ha scelto e molto soddisfatta della nuova vita, perché si considera “più contenta di prima”. Per la maggioranza vale anche l’appoggio e l’approvazione della famiglia e degli amici.


Le aree di attività vanno dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, dalla cura dell’orto ai corsi di cucina in campagna, dall’agribenessere alla produzione di energie rinnovabili. Fino alla cosiddetta agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, tossicodipendenti e detenuti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero