Abruzzo, l'orsa Peppina fa strage nei pollai l'ordine agli allevatori: recinti elettrificati

Abruzzo, l'orsa Peppina fa strage nei pollai l'ordine agli allevatori: recinti elettrificati
Quattro anni fa ci uscì il morto, un orso morto. Una fucilata sparata, dirà poi il tribunale di Sulmona in primo grado, accidentalmente, mentre il padrone del...

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Quattro anni fa ci uscì il morto, un orso morto. Una fucilata sparata, dirà poi il tribunale di Sulmona in primo grado, accidentalmente, mentre il padrone del pollaio della frazione di Vallelarga, al confine tra Sulmona e Pettorano sul Gizio, in provincia dell'Aquila, indietreggiava davanti al plantigrado che gli aveva fatto visita. Oggi e per il momento, ci si limita alle polemiche e ad una guerra di ordinanze e contestazioni che vede il paese diviso tra i pro e i contro.


L'oggetto del contendere è ancora lei, Peppina, l'orsa Peppina: un esemplare confidente come si definisce in gergo, che da qualche giorno è tornato a frequentare la zona antropizzata che separa il Parco nazionale della Majella, da quello d'Abruzzo, Lazio e Molise. Un corridoio naturalistico, nel quale sorge anche la Riserva naturale del Monte Genzana, ma dove si trovano anche numerose case di privati, molte con pollaio annesso. Un invito a cena per Peppina che, ora, come immortalata anche da alcune foto e riprese video, è tornata a frequentare la zona insieme a tre preziosi cuccioli, facendo qualche giorno fa una strage di consigli e galline. Il ritorno di Peppina, in realtà, è stato salutato con grande entusiasmo dagli ambientalisti, soprattutto per la prole al seguito, ma ha riacceso le proteste di chi gli orsi non vuole vederli. Soprattutto nel suo orto: «Perché poi le spese e i danni chi li paga - chiede Domenico Ventresca, promotore del comitato dei residenti -. Non siamo nel territorio né dei Parchi, né della Riserva e non capisco perché gli allevatori dovrebbero munirsi di porte rinforzate».

LA RISPOSTA
A rispondergli per le rime, però, sono il direttore della Riserva e le associazioni ambientaliste che, con tanto di documentazione fotografica, ricordano come lo stesso Ventresca fu rifornito di cancelli rinforzati e reti elettrificate tre anni fa dalla stessa Riserva. Insomma lui almeno non ha pagato. In più c'è, soprattutto, una legge regionale approvata un paio di anni fa e con la quale la Regione si fa carico delle spese di installazione di reti elettrificate e cancelli rinforzati a chiunque ne faccia richiesta, anche se si trova fuori dai confini delle aree protette. «Polemica inutile e strumentale - spiega Mimì D'Aurora, dell'associazione Dalla parte dell'orso - in quattro anni abbiamo montato personalmente oltre cento reti elettrificate e le segnalazioni di danni sono pochissime. La nostra è una comunità che rispetta la natura e che ha imparato a conviverci, cercando di governare gli inevitabili disagi che possono derivare dallo starci così a stretto contatto».


Tanto stretto che non è raro che gli orsi facciano di sera visita in paese tra vicoli e cortili. Tant'è che con il ritorno di Peppina, il sindaco di Pettorano sul Gizio, Antonio Franciosa, si è affrettato a fare un'ordinanza con la quale impone il divieto di scattare fotografie, di illuminare l'orso o di avvicinarcisi per più di cento metri in qualsiasi modo. Insomma lasciate Peppina in pace e se fa qualche danno, poco male: qualcuno, siano essi i Parchi o la Regione, pagherà. «Gli orsi non attaccano l'uomo, ma è bene non avvicinarsi perché si tratta di animali selvatici - spiega e sfata alcuni miti il direttore della Riserva, Antonio Di Croce -. Non è assolutamente vero che si avvicinano alle case perché non trovano da mangiare in montagna: le motivazioni sono diverse e molto più complesse come noto ai faunisti. E per i pericoli sulla strada stiamo attivando, tra gli altri, un sistema innovativo, il Safe-Cross, che rivela la presenza di fauna in attraversamento e che riduce gli incidenti del 100%».
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Il Messaggero