Calabria, riscoperto l'Olivo della Madonna: il suo olio in antichità illuminava le chiese

Calabria, riscoperto l'Olivo della Madonna: il suo olio in antichità illuminava le chiese
La tradizione secolare lo ricordava come l’Olivo della Madonna, perché in antichità veniva usato solo per produrre lo speciale olio che alimentava (senza fare...

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La tradizione secolare lo ricordava come l’Olivo della Madonna, perché in antichità veniva usato solo per produrre lo speciale olio che alimentava (senza fare fumo) le lampade delle chiese e dei luoghi di culto. L’avvento dell’energia elettrica ne ha riscritto un’altra storia. Così l’Olivo della Madonna, caratterizzato dalle bianche drupe, è rimasto avvolto dall’oblio dell’estinzione. Un’archeologa, con la passione per l’ambiente, Annamaria Rotella, si è messa sulle sue tracce e dopo anni di ricerche ha ritrovato alcune essenze originali in Calabria. Un lavoro di archeo-botanica e innesti sul filo della storia che ha portato oggi alla nascita di un progetto di tutela e valorizzazione di questo tesoro di biodiversità calabrese: non solo l’Olivo della Madonna sarà ripiantato presso le chiese calabresi (al momento ne sono stati piantati già 54 esemplari), ma saranno i detenuti delle carceri calabresi a lavorare all’innesto. L’idea è di lanciare anche un nuovo Cammino dell’Olio della Madonna, tra borghi e giardini. 

 

La scoperta

L’operazione, che è stata presentata presso la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum, è frutto della sinergia dell’Archeoclub con il WWF, Italia Nostra Crotone e l’Ufficio Regionale per i problemi sociali Frate Stefano Caria. «Dopo tanti anni di ricerca sono riuscita a trovarlo, è una grande emozione», racconta Annamaria Rotella. «L’olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto - spiega l’archeologa che è anche vice presidente di Archeoclub d’Italia della sede di Vibo Valentia - Oggi ovviamente c’è l’energia elettrica e dunque questa tipologia di albero che fa parte del nostro patrimonio di biodiversità, rischia di scomparire».

L’ Olivo della Madonna, ovvero la Olea europaea var. leucocarpa, è una cultivar molto speciale che si fa riconoscere in tutta la sua straordinaria bellezza solo a partire dal momento della maturazione del frutto. «La leucocarpa, come l’olivo in generale, appartiene al paesaggio calabrese e quindi alla cultura mediterranea ed è noto – spiega Annamaria Rotella – che i popoli antichi di quell’area hanno avuto con l’olivo e quindi con l’olio un rapporto privilegiato per motivi pratici prima e alimentari poi. Proprio perché l’olio d’oliva assieme al grasso animale e, solo eccezionalmente alla cera d’api, sono stati per lungo tempo i combustibili privilegiati per illuminare degli ambienti. Se a questo si aggiunge che l’olio ottenuto dalle bianche drupe della Leucocarpa possiede il pregio particolare di bruciare generando pochissimo fumo ben si comprende perché questo olio trasparente e poco denso sia diventato il combustibile ideale per alimentare le lampade impiegate all’interno dei luoghi di culto».

Dalla scoperta alla rinascita. L’impresa è quella di ripiantare l’Olivo della Madonna presso tutte le chiese della Calabria: «farlo con l’aiuto dei detenuti delle carceri calabresi che cureranno la fase di innesto ci porterà a fare in modo che quest’albero sopravviva nel tempo». Prossimo passo, il debutto del Cammino dell’Olivo della Madonna con l’ambizione di valorizzare il patrimonio archeologico, architettonico, antropologico e paesaggistico dei vari borghi dove l’albero è presente.

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Il Messaggero