Calabria, riscoperto l'Olivo della Madonna: il suo olio in antichità illuminava le chiese

Calabria, riscoperto l'Olivo della Madonna: il suo olio in antichità illuminava le chiese
di Laura Larcan
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Lunedì 29 Novembre 2021, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 18:23

La tradizione secolare lo ricordava come l’Olivo della Madonna, perché in antichità veniva usato solo per produrre lo speciale olio che alimentava (senza fare fumo) le lampade delle chiese e dei luoghi di culto. L’avvento dell’energia elettrica ne ha riscritto un’altra storia. Così l’Olivo della Madonna, caratterizzato dalle bianche drupe, è rimasto avvolto dall’oblio dell’estinzione. Un’archeologa, con la passione per l’ambiente, Annamaria Rotella, si è messa sulle sue tracce e dopo anni di ricerche ha ritrovato alcune essenze originali in Calabria. Un lavoro di archeo-botanica e innesti sul filo della storia che ha portato oggi alla nascita di un progetto di tutela e valorizzazione di questo tesoro di biodiversità calabrese: non solo l’Olivo della Madonna sarà ripiantato presso le chiese calabresi (al momento ne sono stati piantati già 54 esemplari), ma saranno i detenuti delle carceri calabresi a lavorare all’innesto. L’idea è di lanciare anche un nuovo Cammino dell’Olio della Madonna, tra borghi e giardini. 

La scoperta

L’operazione, che è stata presentata presso la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum, è frutto della sinergia dell’Archeoclub con il WWF, Italia Nostra Crotone e l’Ufficio Regionale per i problemi sociali Frate Stefano Caria. «Dopo tanti anni di ricerca sono riuscita a trovarlo, è una grande emozione», racconta Annamaria Rotella. «L’olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto - spiega l’archeologa che è anche vice presidente di Archeoclub d’Italia della sede di Vibo Valentia - Oggi ovviamente c’è l’energia elettrica e dunque questa tipologia di albero che fa parte del nostro patrimonio di biodiversità, rischia di scomparire».

L’ Olivo della Madonna, ovvero la Olea europaea var. leucocarpa, è una cultivar molto speciale che si fa riconoscere in tutta la sua straordinaria bellezza solo a partire dal momento della maturazione del frutto. «La leucocarpa, come l’olivo in generale, appartiene al paesaggio calabrese e quindi alla cultura mediterranea ed è noto – spiega Annamaria Rotella – che i popoli antichi di quell’area hanno avuto con l’olivo e quindi con l’olio un rapporto privilegiato per motivi pratici prima e alimentari poi. Proprio perché l’olio d’oliva assieme al grasso animale e, solo eccezionalmente alla cera d’api, sono stati per lungo tempo i combustibili privilegiati per illuminare degli ambienti. Se a questo si aggiunge che l’olio ottenuto dalle bianche drupe della Leucocarpa possiede il pregio particolare di bruciare generando pochissimo fumo ben si comprende perché questo olio trasparente e poco denso sia diventato il combustibile ideale per alimentare le lampade impiegate all’interno dei luoghi di culto».

Dalla scoperta alla rinascita. L’impresa è quella di ripiantare l’Olivo della Madonna presso tutte le chiese della Calabria: «farlo con l’aiuto dei detenuti delle carceri calabresi che cureranno la fase di innesto ci porterà a fare in modo che quest’albero sopravviva nel tempo». Prossimo passo, il debutto del Cammino dell’Olivo della Madonna con l’ambizione di valorizzare il patrimonio archeologico, architettonico, antropologico e paesaggistico dei vari borghi dove l’albero è presente.

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