Non erano riusciti a finire la scuola per la guerra, per volontà delle famiglie, per mancanza di fiducia in loro stessi. Quella fiducia, mista a coraggio, ritrovata decenni...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il signor Nicola ha presentato un elaborato sul coronavirus, con riferimenti letterari alla peste manzoniana e alla influenza spagnola. Dopo una vita passata a ricostruire muretti a secco e a lavorare nei campi, oggi Nicola porta a termine un sogno. «Studiare era una cosa che avevo dentro da bambino, ma quando avevo 9 anni, durante la terza elementare - racconta - la guerra mi costrinse a non andare più a scuola. Era troppo pericoloso percorrere a piedi 7 chilometri all'andata e 7 al ritorno, col buio ogni giorno, per andare dalla nostra casa in campagna fino alla scuola in paese».
Quella storia al nipote Marco, oggi 27enne, l'ha raccontata tante volte. E oggi il nipote ha accompagnato il nonno per sostenerlo in questa «prova straordinaria. Mettersi in gioco alla sua età - ha detto Marco - è un gesto coraggioso. È come mettere da parte l'orgoglio per le esperienze di una vita che dovrebbero averti insegnato tutto e dire che si può ancora imparare». La signora Domenica, Chella come la chiamano tutti, lavorava da ragazza nell'azienda agricola di famiglia e, ultima di sette figli, fu obbligata dal papà a interrompere gli studi. Il suo elaborato è dedicato al boom economico degli anni '60. Anche lei è accompagnata da figlie e nipoti e confessa di aver iniziato questo percorso «come un gioco. Ma oggi che ho scoperto la gioia di imparare, dico che non è detto che finirà qui, magari continuerò a studiare».
Imma, la più giovane dei tre pensionati diplomandi, ex magliaia e appassionata di pittura e lettura, ammette di non aver concluso gli studi «perché non mi sentivo in grado. Poi ho scoperto che è bello studiare». La sua tesina è sull'immigrazione. «Ho scelto questo argomento - dice - perché è un problema molto attuale e perché il dramma che tante persone stanno vivendo oggi, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle con i familiari che emigravano in America». «Rispetto ad un clima che interpreta la scuola come un servizio utile - ha commentato il dirigente scolastico Leonardo Castellana - questi anziani ci danno dando il messaggio che ben al di là dell'utilità, la scuola è un valore, che non serve a qualcosa ma alla crescita personale».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero