Esame terza media per tre anziani: festa dopo i quadri, tra temi tesine anche il coronavirus

Non erano riusciti a finire la scuola per la guerra, per volontà delle famiglie, per mancanza di fiducia in loro stessi. Quella fiducia, mista a coraggio, ritrovata decenni...

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Non erano riusciti a finire la scuola per la guerra, per volontà delle famiglie, per mancanza di fiducia in loro stessi. Quella fiducia, mista a coraggio, ritrovata decenni dopo e che li ha portati oggi a sostenere l'esame per la licenzia media. Davanti a nove docenti dell'istituto comprensivo Carano-Mazzini di Gioia del Colle, Nicola Bellacicco, 86 anni, Domenica Nettis, 78 anni, Imma Scarciolla, 69 anni, hanno sostenuto la loro prova d'esame. Figli e nipoti tra il pubblico hanno video-ripreso l'esame dei loro cari, a tratti più emozionati degli esaminandi, lasciandosi andare a battiti di mani alla fine di ogni presentazione, ma rinviando i festeggiamenti a «quando usciranno i quadri - dicono - per scaramanzia». Gli educatori del 'Centro Aperto Polivalente per Anziani' che li ha seguiti nel progetto 'A scuola… Media 80' definiscono questa giornata «eccezionale».


Il signor Nicola ha presentato un elaborato sul coronavirus, con riferimenti letterari alla peste manzoniana e alla influenza spagnola. Dopo una vita passata a ricostruire muretti a secco e a lavorare nei campi, oggi Nicola porta a termine un sogno. «Studiare era una cosa che avevo dentro da bambino, ma quando avevo 9 anni, durante la terza elementare - racconta - la guerra mi costrinse a non andare più a scuola. Era troppo pericoloso percorrere a piedi 7 chilometri all'andata e 7 al ritorno, col buio ogni giorno, per andare dalla nostra casa in campagna fino alla scuola in paese».

Quella storia al nipote Marco, oggi 27enne, l'ha raccontata tante volte. E oggi il nipote ha accompagnato il nonno per sostenerlo in questa «prova straordinaria. Mettersi in gioco alla sua età - ha detto Marco - è un gesto coraggioso. È come mettere da parte l'orgoglio per le esperienze di una vita che dovrebbero averti insegnato tutto e dire che si può ancora imparare». La signora Domenica, Chella come la chiamano tutti, lavorava da ragazza nell'azienda agricola di famiglia e, ultima di sette figli, fu obbligata dal papà a interrompere gli studi. Il suo elaborato è dedicato al boom economico degli anni '60. Anche lei è accompagnata da figlie e nipoti e confessa di aver iniziato questo percorso «come un gioco. Ma oggi che ho scoperto la gioia di imparare, dico che non è detto che finirà qui, magari continuerò a studiare».


Imma, la più giovane dei tre pensionati diplomandi, ex magliaia e appassionata di pittura e lettura, ammette di non aver concluso gli studi «perché non mi sentivo in grado. Poi ho scoperto che è bello studiare». La sua tesina è sull'immigrazione. «Ho scelto questo argomento - dice - perché è un problema molto attuale e perché il dramma che tante persone stanno vivendo oggi, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle con i familiari che emigravano in America». «Rispetto ad un clima che interpreta la scuola come un servizio utile - ha commentato il dirigente scolastico Leonardo Castellana - questi anziani ci danno dando il messaggio che ben al di là dell'utilità, la scuola è un valore, che non serve a qualcosa ma alla crescita personale».
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Il Messaggero