Ambiente, per l'Italia arriva il primo laboratorio sottomarino in Antartide

Ambiente, per l'Italia arriva il primo laboratorio sottomarino in Antartide
A 25,5 metri di profondità, nelle acque gelide del Mar di Ros in Antartide, ha preso piede il primo laboratorio italiano incentrato sul monitoraggio dello sviluppo degli...

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A 25,5 metri di profondità, nelle acque gelide del Mar di Ros in Antartide, ha preso piede il primo laboratorio italiano incentrato sul monitoraggio dello sviluppo degli scheletri in carbonato di calcio degli organismi antartici, presi in esame come rilevatori del cambiamento climatico e dell'acidificazione degli oceani.


Lo fa sapere l'ENEA, che coordina il progetto biennale "Ice-ClimaLizers", nell'ambito della trentaquattresima spedizione italiana in Antartide, in collaborazione con due istituti del CNR, con l'Istituto di Oceanologia di Sopot (Polonia), con l'Università di Portsmouth e Museo di Storia Naturale di Londra (Regno Unito) e con l' Università della Borgogna (Francia).

"Il clima della penisola antartica sta cambiando rapidamente e ci si attende che l'oceano meridionale sia vulnerabile ai cambiamenti indotti dalle attività antropiche, ed in particolare agli effetti dell'acidificazione. È perciò fondamentale conoscere le risposte di questi organismi, per proteggerli e salvaguardare la biodiversità ad essi associata, in special modo in una zona come il Mare di Ross, divenuta Area Protetta nel 2017", sottolinea Chiara Lombardi del Laboratorio di Biodiversità e Servizi Ecosistemici dell'ENEA.

Il progetto, finanziato dal Programma Nazionale per la Ricerca in Antartide, ha visto i ricercatori immergersi in profondità, con il supporto del reparto Comsubin della Marina Militare italiana. Il tutto, per poter studiare da vicino i cambiamenti climatici attraverso i processi di crescita di alghe coralline e piccoli invertebrati, marcati con sostanze non tossiche per dare il via allo studio.

La ricerca, che si concluderà solo nel corso della prossima spedizione in Antartide, ha usufruito del supporto di un sottomarino ROV a comando remoto per l'esplorazione dei fondali più impervi.




(Foto: Dr. Robert Ricker, NOAA/NOS/ORR - CC 2.0) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero