Stupro sulla campionessa di scherma, Federazione nella bufera: «Atleti non sospesi». I legali degli accusati: «Si dichiarano innocenti»

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Stupro sulla campionessa di scherma, Federazione nella bufera: «Atleti non sospesi». I legali degli accusati: «Si dichiarano innocenti»
Il caso di stupro della campionessa di scherma...

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Il caso di stupro della campionessa di scherma minorenne è come un terremoto. Ha messo in evidenza «le falle del sistema». Il «sistema» a cui si riferisce il presidente della Federazione nazionale scherma, Paolo Azzi rimanda alla mancata sospensione cautelativa da parte di Federscherma nei confronti dei due atleti della nazionale – indagati dalla Procura di Siena - per la violenza avvenuta i primi di agosto dello scorso anno durante un ritiro a Chianciano. A suo parere è la spia evidente di un meccanismo che non funziona a tutela delle vittime di abuso. «La Federazione non può agire senza prima aver ricevuto una comunicazione dalla Procura che ha in carico le indagini e che, tra l’altro, come in questo caso, non ha nemmeno attivato il Codice Rosso», spiega.

Raggiunto telefonicamente ad Atene, Azzi respinge categoricamente sospetti e accuse. «Le Procure della Repubblica generalmente non comunicano con le Federazioni. Non lo fanno nemmeno con la Procura del Coni mentre, invece, dovrebbero attivarsi subito per mettere in condizione di agire le Federazioni con provvedimenti sospensivi in attesa del processo. È chiaro che una misura del genere va giustificata». I vertici della scherma fanno sapere che se verrà dimostrata la colpevolezza dei due atleti la giustizia sportiva saprà essere durissima, «ma per ora possiamo fare poco». «La Fis, già nei primi confronti con il magistrato - spiega ancora Azzi - ha dato la sua disponibilità a partecipare attivamente alle indagini e a costituirsi parte civile nell’eventuale giudizio».
Nel corso degli accertamenti, è emerso che la vittima aveva nel sangue tracce di alcol - aveva ammesso di aver bevuto una birra e due shottini - e droga. I magistrati hanno provveduto a fare le copie forensi dei dati nei telefonini degli indagati per cercare riscontri al racconto come foto o video.

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