Mutui, come risparmiare? Surroga, rinegoziazione e quanto costa: il vademecum

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IL PASSAGGIO DA FISSO A VARIABILE

La possibilità di trasformare il mutuo da tasso variabile a fisso prevista dalla legge di Bilancio 2023 può servire a garantire maggiore stabilità finanziaria nel lungo periodo. Quindi più tranquillità a una famiglia. Ma bisogna valutare attentamente il tempismo e i costi, visto che vi avvicina la prospettiva di un calo dei tassi.

La norma rilanciata dal Governo Meloni nella manovra dello scorso anno consente di rinegoziare il tasso del proprio mutuo con la banca, passando dal variabile al fisso, in presenza di particolari condizioni (finanziamento fino a 200.000 euro, Isee fino a 35.000 euro, nessun ritardo nel pagamento delle precedenti rate).
La procedura prevede che il nuovo tasso fisso sia selezionato tra il minore tra l’Irs a 10 anni e l’Irs pari alla durata residua del mutuo in corso, a cui si aggiunge lo spread concordato nel contratto di mutuo. Ad esempio, se il mutuo è a 30 anni e sono stati pagati due anni di rate, si guarderà all’Irs a 25 anni, ora al 2,86% optando per il minore tra questo e l’Irs a 10 anni. Attualmente l’Irs a 25 anni si attesta al 2,86% ed è inferiore all’Irs a 10 anni, pari al 2,96%. Con uno spread dell’1%, il mutuatario otterrebbe un tasso fisso al 3,86%.

Il nuovo tasso bloccherà la rata per l’intera durata del mutuo, offrendo un vantaggio a lungo termine. L’opportunità di trasformazione è particolarmente rilevante per i giovani che hanno sottoscritto un tasso variabile dopo giugno e si trovano ora a gestire un mutuo long to value a tasso variabile. Per questa categoria, che non può surrogare il mutuo, la finestra offerta dalla nuova norma è un’occasione importante.
Va sottolineato che il processo di trasformazione non è una surroga, ma una rinegoziazione con la propria banca. Il mutuatario può richiedere la trasformazione presentando l’Isee e verificando che il debito residuo sia sotto i 200.000 euro, senza la necessità di un intervento notarile.

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