Elezioni Quirinale, da Letta a Salvini a Berlusconi: i leader (quasi) tutti sconfitti

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Salvini. Bruciati i suoi nomi, la svolta moderata...

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Salvini. Bruciati i suoi nomi, la svolta moderata un’occasione persa

Ha voluto strafare, non riuscendo a fare. Si è auto-investito della funzione di king maker ma con il risultato di bruciare una decina di candidati possibili o impossibili - dalla rosa Moratti-Nordio-Pera al disastro sulla Casellati fino alla flop sulla Belloni - e di doversi arrendere alla fine alla soluzione che prima e durante le trattative aveva scartato. Ha messo il cappello su Mattarella il capo leghista quando gli si sono squagliati tra le mani tutti i piani, molteplici e confusi, frutto di improvvisazione - è più un leader da palco che da realtà, per dirla alla Ligabue - da politico poco avvezzo alle trame di Palazzo che sono più complicate da gestire e da far valere rispetto ai post sui social. È vero, Salvini non è incorso, come i suoi paventavano e gli avversari speravano, in un suicidio politico da Papeete bis. Però, valga come esempio la vicenda Casini. A cui Matteo s’è opposto nonostante il via libera di Berlusconi, il sostegno dei moderati non solo di centrodestra ma anche di centrosinistra compreso un pezzo di Pd e svariati grillini zona Di Maio, e perfino Speranza di Leu e Letta pur senza fare eccessivi salti di gioia parevano spostati sulla linea Pier. Se dopo aver bruciato tante opzioni divisive e autoreferenziali Salvini avesse capito di poter guidare questa, sarebbe potuto diventare non solo quel king maker che non è riuscito ad essere ma un leader con un profilo nuovo, più moderato e più spendibile in un contesto non solo ristretto all’area della destra sovranista. Guarda caso, Giorgetti s’è defilato dalla partita Colle giocata da Salvini.

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