Irlanda-Italia 36-0 Sei Nazioni: verdi di un altro pianeta, gli azzurri si sacrificano in difesa, ma arriva l'attesa lezione Highlights

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Italia Irlanda rugby Sei Nazioni diretta oggi 11 febbraio: azzurri a Dublino per evitare una lezione
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Rugby Italia Irlanda Sei Nazioni

Frustrazione. Purtroppo a noi già ampiamente nota e invece inedita e quindi ancora più amara per il nuovo ct Gonzalo Quesada che nella disfatta a Dublino «non trova proprio nulla da salvare». Già, nulla in quel 36-0, tre mete incassate primo del té (19-0), tre nella ripresa e la appunto frustrante sensazione che l’Irlanda, la miglior squadra europea, abbia sempre giocato con un filo di gas, il minimo indispensabile per sbarazzarsi di questi eterni apprendisti italiani che ieri sono usciti a testa bassa dal prato smeraldo dell’Aviva Stadium, in cui persino i 55mila fedeli irlandesi non hanno ritenuto opportuno sgolarsi almeno un po’ per incitare gli arcipadroni di casa.

FEDELI
Perdere a zero fa malissimo nel rugby, ma il ct argentino sappia che nel loro primo Sei Nazioni è già accaduto ai suoi ultimi tre predecessori: Crowley, Smith e O’Shea. Non è mica consolatorio impararlo, perché allenare l’Italia fanalino di coda del Sei Nazioni sempre comporta - si sa - queste quote di fiele che derivano anche dal fatto che davvero gli azzurri, generazione dopo generazione, non riescano quasi mai a infilare due prestazioni convincenti di fila. L’Inghilterra a Roma aveva dovuto sudare per vincere, invece l’Irlanda, la perfettissima Irlanda in cui titolari e rincalzi sono intercambiabili, quasi non ha avuto bisogno di farsi la doccia alla fine di una partita in cui gli azzurri, evidentemente tramortiti dal pronostico tombale, hanno persino regalato 5 touche su 13 (e potremmo dire pure 7) e almeno altrettante mischie. Otto, altra cifra terrificante, gli errori di handling, ovvero quando il pallone ti scappa dalle mani. Perché, gli italiani hanno avuto un minimo di possesso in questo match a senso unico? Sì, perché altrimenti la tariffa sarebbe stata almeno doppia, ma che disdetta vedere sprecati quei rarissimi palloni così faticosamente strappati ai verdi. Nelle ultime quattro gite qui a Dublino di mete ne avevamo persino incassate 7 a partita, ieri “solo” 6 perché almeno la difesa azzurra ne ha salvate con coraggio altre tre o quattro, come hanno riconosciuto anche le loro altezze irlandesi. Ma è un lumicino che si perde nella cupa notte dublinese.

Ricapitolando: la conferma della cosmica differenza fra la seconda squadra al mondo e l’undicesima è scritta in quel vuoto nel tabellino degli azzurri, in quegli impavidi, ma infruttuosi tentativi di Capuozzo (assai bravo sui “campanili”, i calci altissimi, irlandesi) o di Ioane di portare avanti il pallone, in quei placcaggi a ribaltare di Fischetti e Izekor che però non hanno dato il là ad alcun contrattacco. Non c’è mai stato, insomma, un momento in cui fiorisse la speranza che almeno una meta potesse essere segnata dagli azzurri. «Ma noi siamo meglio di così - garantisce il livido capitano Lamaro - Però dobbiamo tutti metterci in testa che contro avversari di questi livelli dobbiamo fare di più, dobbiamo trovare adattamenti e soluzioni». «È tutto molto frustrante - aggiunge Quesada - non siamo riusciti a fare nulla di quanto preparato e in più soprattutto nel primo tempo siamo stati lenti e poco aggressivi. E poi poco incisivi le poche volte in cui abbiamo tentato di imbastire un attacco. Una lezione da imparare in vista del prossimo match con la Francia a Lille, fra due settimane anche se avrò di nuovo a disposizione i giocatori solo per una manciata di giorni».

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