Pensioni (con proroga per Quota 103), bollette e Irpef: gli interventi che accompagnano il Def. Tre miliardi per famiglie e imprese

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FISCO E PENSIONI

Dunque nel 2024 la riforma fiscale dovrà essere finanziata almeno in larga parte al proprio interno, tramite un doppio intervento sulle agevolazioni fiscali. Da una parte lo sfoltimento dell’attuale menu degli sconti, dall’altro una riduzione del beneficio complessivo per i redditi medio-alti (a fronte comunque dell’alleggerimento del carico complessivo). La dotazione minima di un intervento che risulti visibile per i contribuenti viene quantificata in 4-5 miliardi. Va ricordato che c’è anche da confermare il taglio di 2 punti dei contributi previdenziali (3 per i redditi più bassi) che al momento è finanziato solo per il 2023. Si tratta di un intervento costoso, che da solo vale quasi 5 miliardi. L’intenzione sarebbe di fare nel 2024 un piccolo passo almeno simbolico verso l’obiettivo finale del programma di governo, che prevede una decontribuzione di cinque punti per tutti. Ma i conti si faranno in autunno. Il ministro Giorgetti ha anche annunciato l’intenzione di delineare un nuovo intervento a favore delle famiglie, in funzione di contrasto alla denatalità, dopo il pacchetto della scorsa legge di Bilancio che valeva circa 1,5 miliardi. Di nuovo, la verifica delle risorse sarà decisiva. Sullo sfondo resta l’intervento sulla previdenza. Molti segnali che si sono accumulati nelle scorse settimane fanno pensare ad un rallentamento del percorso verso Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione avendo maturato appunto 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Gli incontri tematici con i sindacati (i famosi “tavoli”) sono al momento sospesi. Nel frattempo il ministero del Lavoro ha avviato la costituzione di un osservatorio che almeno in prima battuta si dovrebbe concentrare su aspetti come la staffetta generazionale (uscita di lavoratori anziani accompagnata da ingresso di giovani, per la quale in verità già negli anni scorsi sono state sperimentate alcune formule legislative). A questo punto è verosimile che il prossimo anno sia proposta una qualche proroga dell’attuale meccanismo di Quota 103: uscita con 62 anni di età e 41 di contributi, che coinvolge un numero limitato di lavoratori. Non si tratterebbe naturalmente dell’assetto finale, ma l’entrata in vigore di Quota 41 (misura fortemente voluta dalla Lega che incontra anche il favore dei sindacati) dovrà comunque attendere.

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