Btp ai massimi dal 2013, ecco perché ora conviene tornare a investire sui titoli italiani

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Gli scenari

Con i rendimenti a questi livelli, i Btp tornano appetibili, visto che non si vedono all’orizzonte rischi concreti per i conti italiani. Senza contare che in una prostettiva di inversione della politica monetaria, un taglio dei tassi può portare a far crescere i prezzi e rendere conveniente un alleggerimento delle posizioni anche prima della scadenza. Ci sono però delle variabili da considerare nel dosare i titoli governativi in portafoglio. La Bce ha confermato che partirà a breve il QT-Quantitative Tightening, ovvero la riduzione del bilancio della Bce da tutti quegli asset che la banca centrale ha acquistato nell’ambito del programma lanciato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi. «Il ritmo di tale riduzione», ha detto, «sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese dall’inizio di marzo alla fine di giugno 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo».

Ma i falchi del Nord sono già in agguato, manifestando il desiderio che lo smobilizzo dei BTP e degli altri debiti sovrani oggetto di shopping della Bce con il precedente QE avvenga a un ritmo ancora più veloce. Secondo i calcoli di Giulia Branz di Scope Ratings gli investitori privati dovranno aumentare i titoli di stato italiani detenuti di circa 90-120 miliardi di euro all’anno, nei prossimi anni, per soddisfare sia gli elevati bisogni di finanziamento del governo che per compensare la fine degli acquisti di BTP & Co da parte della Bce. Questo vuol dire che sarà cruciale l’apporto degli investitori italiani e soprattutto degli investitori retail, visto che gli investitori stranieri hanno ridotto la loro quota investita nei titoli di Stato italiani dal 33% del totale del 2021 al 28%.

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