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La sfida alla Cina
Gli Stati Uniti, aggiunge Nurkin, insieme alla Cina, sono probabilmente leader a livello mondiale in termini di investimenti nell’intelligenza artificiale per la difesa e di sviluppo di capacità legate all’Ai, dalle basilari attività di back-office, ai sistemi autonomi, alla logistica. «La maggior parte degli eserciti moderni sta investendo in applicazioni militari dell’intelligenza artificiale, anche se, con l’eccezione della Cina, gli sforzi di ricerca e sviluppo degli Stati Uniti sono più ampi», sottolinea Nurkin. «La Cina è molto attiva in questo settore e sarebbe il principale concorrente, in generale però la maggior parte delle forze armate è alla ricerca di modi per ottenere i vantaggi in termini di velocità, efficienza e precisione». Attualmente, l’AI viene utilizzata per rilevare obiettivi, elaborando immagini o video satellitari che richiederebbero molto più tempo per essere analizzati dall’uomo. «L’intelligenza artificiale non significa semplicemente affidare la nostra difesa a un computer», rimarca Longstaff. «Non significa rinunciare alla capacità di difendere il nostro Paese e assegnare a un computer tutto ciò che potrebbe rivoltarsi contro di noi. Semplicemente, non è così che funziona la tecnologia. Ci sta davvero aiutando a fare meglio il nostro lavoro, ma non sta cambiando il controllo».