Alberto Genovese, dall'arresto al matrimonio mentre era ai domiciliari: ecco perché ora l'imprenditore può uscire

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Il parere della Procura

La Procura generale di Milano ha dato parere favorevole all'istanza di affidamento terapeutico in una comunità presentata dalla difesa di Alberto Genovese, l'ex imprenditore del web già condannato in via definitiva a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni, per due casi di violenza sessuale su due modelle stordite con mix di droghe, che è tornato in carcere, dopo essere stato ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi, lo scorso 13 febbraio in esecuzione della pena definitiva. Nel pomeriggio di oggi si è tenuta, davanti ai giudici della Sorveglianza (presidente Cossia, relatore Luerti e due esperti), l'udienza per discutere l'istanza della difesa dell'ex fondatore di start up digitali.

Da quanto si è saputo, la pena residua, tolto il cosiddetto pre-sofferto, che Genovese deve ancora scontare è inferiore ai 4 anni e ha già scontato anche, in sostanza, la parte di pena che copre le imputazioni di violenza sessuale, reato ostativo alla misura alternativa al carcere. L'affidamento terapeutico, poi, si può richiedere quando la pena residua non supera i 6 anni. Tutte condizioni, dunque, che hanno portato anche la Procura generale (col sostituto pg Giuseppe De Benedetto) a dare parere favorevole alla richiesta della difesa. I giudici decideranno nei prossimi giorni.

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