Videogiochi, un ragazzo su cinque a rischio dipendenza. Ecco dove sono i centri di terapia

Videogiochi, un ragazzo su cinque a rischio dipendenza. Ecco dove sono i centri di terapia
Un ragazzo su cinque è a rischio dipendenza da videogiochi, con i maschi esposti almeno tre volte in più rispetto alle femmine. Ascolta: La voce come non l'avete...

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Un ragazzo su cinque è a rischio dipendenza da videogiochi, con i maschi esposti almeno tre volte in più rispetto alle femmine.

È quanto emerge da una ricerca condotta in Europa dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, dal Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova e dall’australiana Flinders University. Nel lavoro, pubblicato sulla rivista Addiction, sono stati analizzati i comportamenti di 89mila giovani tra i 15 e i 16 anni residenti in 30 Paesi del vecchio continente.

IL REPORT

«Gli adolescenti residenti in Danimarca riportano i livelli più bassi di gaming problematico (12%), mentre quelli in Romania riferiscono una maggiore percezione di problemi associati all’uso di videogiochi (30,2%)», spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc e coordinatrice dello studio. «La percentuale di studenti italiani con un alto rischio di gaming problematico (23,9%) è superiore alla media europea, con un numero maggiore di ragazzi (34%) che percepisce conseguenze negative legate al gaming rispetto alle ragazze (12,8%)», aggiunge. «La ricerca indica come la presenza di regole genitoriali e di supporto emotivo familiare proteggano in adolescenza da un utilizzo eccessivo e distorto dei videogiochi», commenta Alessio Vieno, docente dell’Università di Padova. «Il rischio di gaming problematico – prosegue – è infine maggiore negli Stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie».

LA RETE SUL TERRITORIO

Secondo i dati del censimento dell’Istituto superiore di sanità, sono 99 le risorse territoriali che si occupano dei disturbi correlati a internet, di cui 83 del Servizio sanitario nazionale e 16 del privato sociale. Ma l’offerta non è omogenea sul territorio: la Lombardia per il Nord, le Marche per il Centro e la Sardegna per il Sud e le Isole sono le regioni con la maggior presenza di risorse territoriali dedicate per questo genere di dipendenze. I percorsi di trattamento offerti sono caratterizzati prevalentemente da un approccio integrato che vede nell’intervento di sostegno psicologico al paziente (93%) l’azione maggiormente proposta. A seguire la psicoterapia individuale (91%) e l’intervento di sostegno psicologico ai familiari (82%), l’intervento psicoeducativo individuale (73%) e la psicoterapia familiare (66%). Nelle diverse realtà territoriali i professionisti che compongono l’équipe sono soprattutto psicoterapeuti (29%), assistenti sociali ed educatori professionali (entrambi al 16%) e medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria (15%). 

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Il Messaggero