ROMA - Uno studio del Centro internazionale per la ricerca sui tumori dell'Oms basato sui dati di oltre 70 istituti scientifici nel mondo rivela nuovi aspetti della malattia....
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Antibiotici, l'allarme dei medici: «Alcuni provocano reazioni invalidanti», ritirati dal mercato
Secondo Salvatore Vaccarella, ricercatore e coordinatore dello studio, «le disuguaglianze sociali di fronte al cancro si evolvono e cambiano nel tempo, a causa di fattori sociali economici, politici, legislativi e tecnologici e toccano in particolare le persone più svantaggiate». Dunque mentre gli abitanti dei Paesi più sviluppati hanno maggiore possibilità di ammalarsi di cancro a causa dei fattori di rischio legati all'ambiente e agli stili di vita, il tasso di mortalità è più alto tra chi vive invece nei Paesi in via di sviluppo a causa delle scarse possibilità di diagnosi e di trattamenti immediati. Basti pensare che solo il 25% della popolazione mondiale ha accesso alla chirurgia anticancro di base. Le popolazioni più a rischio sono poi i popoli autoctoni, le minorante etniche e i rifugiati.
Tumore, in aumento il cancro ai testicoli, soprattutto al Nord: colpisce in particolare i giovani
Ad esempio, in Colombia le donne con una bassa scolarità hanno un tasso di mortalità da cancro al collo dell'utero cinque volte superiore di quelle con un'istruzione più elevata. In Australia, invece, la popolazione autoctona ha un tasso di mortalità 30 volte superiore ai non autoctoni. Dipende infine dal livello socio-economico anche di quale tipo di cancro ci si ammala: ai livelli sociali più bassi ci si ammala di cancro legato all'alcol, al tabacco, alla cattiva alimentazione o alle infezioni. Infine, è chiaro che sistemi sanitari inefficienti aumentano le ineguaglianze nella lotta al cancro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero