A.M., un 73enne napoletano, è deceduto nell'ospedale San Paolo di Napoli il 17 aprile 2017, 20 minuti dopo il suo attivo nel pronto soccorso. Doveva servire a...
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Paralisi cerebrali infantili: Esperti a confronto Pasini: "Per gestirle serve un approccio multidisciplinare"
Un'ipotesi di reato che la famiglia del 73enne, soprattutto dalla vedova, rigetta con forza. La donna, che vuole rimanere anonima, chiede giustizia: «I medici legali sostengono che sarebbe morto a causa del tumore ma invece me lo hanno ucciso». A.M. venne sottoposto a un intervento chirurgico curativo il 2 marzo 2017, a causa di quel tumore che lo tormentava. Dalla sala operatoria, però, ne uscì con un ematoma epidurale e gravi problemi motori che poi si trasformarono in paralisi. Tutto a causa della rimozione accidentale di un catetere. I medici non si accorsero delle conseguenze causate da quella rimozione, cioè della raccolta ematica e della pressione che esercitava, ritenuta causa della paralisi: invece di una risonanza magnetica spinale di controllo avevano disposto una tac spinale-dorsale. La presenza dell'ematoma, che emerge il 7 marzo (5 giorni dopo la prima operazione), costringe i chirurghi ad operare nuovamente per rimuovere il versamento.
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Forse, se l'intervento fosse stato più tempestivo, si sarebbe potuta ottenere una recessione. Il paziente viene trasferito in una clinica di Fuorigrotta per un trattamento riabilitativo. Ma la situazione precipita e il 17 aprile il 73enne muore. «Riteniamo - sottolinea l'avvocato Sergio Pisani, legale della vedova - che la morte sia una conseguenza di quell'errore medico e non dalla neoplasia, che non era un adenocarcinoma ma una neoplasia papillare mucinosa intraduttale (IPMN). Una grossa differenza, - spiega - visto che nel primo caso la sopravvivenza a 5 anni è bassa mentre sale vertiginosamente nel secondo».
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Secondo quanto si legge nella relazione redatta dal consulente di parte Saverio Terracciano, «l'arresto cardio-circolatorio è, con elevato criterio di credibilità razionale, riconducibile alla severa ischemia midollare diffusa» e quindi, conclude la perizia, «ci sono multipli elementi per ammettere difetti di condotta tecnico-professionale dei professionisti nella produzione di un danno neurologico...
Il Messaggero