Trovato il modo per “addormentare" i batteri resistenti

Trovato il modo per “addormentare" i batteri resistenti
La medicina potrebbe avere presto una nuova arma per la lotta ai batteri resistenti agli antibiotici. L'uso di oligonucleotidi, brevi molecole di acidi nucleici, potrebbe...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La medicina potrebbe avere presto una nuova arma per la lotta ai batteri resistenti agli antibiotici. L'uso di oligonucleotidi, brevi molecole di acidi nucleici, potrebbe infatti nuovamente renderli sensibili e, dunque, sconfiggerli con gli stessi antibiotici.


A dirlo è un gruppo di ricerca francese dell'Università di Bordeaux che ha sviluppato in vitro un oligonucleotide lipidico capace di ridurre la resistenza degli Escherichia coli a un antibiotico della famiglia delle cefalosporine. Nello studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, i ricercatori hanno sviluppato un meccanismo basato sull'acquisizione e l'espressione di un gene codificante la beta-lattamasi a spettro esteso, situato su una molecola di Dna non integrato nel genoma dei batteri e il cui trasferimento da un batterio all'altro facilita la diffusione della resistenza.

Gli studiosi hanno sviluppato un oligonucleotide che consente di bloccare l'Rna messaggero, trascritto dal gene. Per arrivare a questo, però, gli studiosi francesi hanno dovuto superare un ostacolo: gli enterobatteri hanno una parete particolarmente impermeabile.
«È stato quindi necessario modificare l'oligonucleotide a livello fisico-chimico, per migliorarne la penetrazione - dice Tina Kauss, ricercatrice che ha effettuato gli esperimenti - Abbiamo selezionato un lipide in grado di attraversare questa barriera, quindi lo abbiamo innestato in diversi siti dell'oligonucleotide». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero