Chi studia di più è meno a rischio di cronicità. Nel nostro Paese il livello culturale ha, infatti, un effetto significativo sul rischio di...
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Nel 2017, nella classe di età 45-64 anni, quella in cui insorge la maggior parte della cronicità, la percentuale di persone con la licenza elementare o nessun titolo di studio che è affetta da almeno una patologia cronica è pari al 56,0%, scende al 46,1% tra coloro che hanno un diploma e al 41,3% tra quelli che possiedono almeno una laurea. L'artrosi/artrite, l'ipertensione e il diabete sono le patologie per le quali si riscontrano i divari sociali maggiori, con riferimento ai titolo di studi estremi, le differenze ammontano, rispettivamente, a 13,1, 12,5 e 7,4 punti percentuali a svantaggio dei meno istruiti.
Siamo comunque un Paese costretto a fare i conti con le malattie croniche. Patologie in crescita, che l'anno scorso hanno interessato quasi il 40% della popolazione.: 24 milioni di italiani, con 12,5 milioni affetti da multi-cronicità. Tra dieci anni, nel 2028, il numero di malati cronici salirà a 25 milioni nebtre i multi cronici saranno 14 milioni. La patologia più frequente sarà l'ipertensione, con quasi 12 milioni di persone colpite nel 2028, mentre l'artrosi/artrite interesserà 11 milioni di italiani. Per entrambe ci si attente 1 milione di malati in più rispetto al 20117. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero