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Simulano le interrogazioni prima di quelle decisive, organizzano laboratori di arte o teatro.
E, soprattutto, li ascoltano. I “Maestri di strada” con 350 studenti al lavoro in 20 scuole, all’estrema periferia est di Napoli, utilizzano questo metodo, articolato e diverso, per aiutare bambini e giovani a superare le paure che spesso li paralizzano nel percorso di apprendimento e crescita. «Il compito più difficile resta leggere le loro emozioni, le attese e le aspettative che noi stessi, genitori e docenti, suscitiamo», avverte Cesare Moreno, presidente dell’associazione omonima che raggruppa educatori, psicologi ed esperti nel settore. E spiega che la prima lezione, la più importante, è rivolta direttamente ai colleghi tra i banchi: «Dobbiamo imparare l’empatia, ossia a osservare e lasciare parlare i nostri interlocutori per far venire alla luce i pensieri, la capacità di immaginare, di sognare un futuro, accedendo alle proprie risorse personali». I libri sono un utile strumento. Come quello sul destino di Gregor Samsa, che si sveglia un mattino scoprendo di essere diventato uno scarafaggio. Completata la metamorfosi, il racconto dell’insegnante si interrompe e, a questo punto, la questione delicatissima viene posta agli iscritti di un istituto professionale: chi aiuterà il protagonista kafkiano a sopravvivere? «Tutti dicono che sarà la madre a farlo.
«Attraverso la metafora, agli allievi propongo che il sostegno ricevuto è meno scontato di quello della mamma: esprime una solidarietà umana che va oltre la gelosia tra fratelli, naturali o “forzosi” come i compagni di classe». Non solo. «Quel volume può aiutare ad accettare di essere “brutto” molto più che non il politicamente corretto “sei diversamente bello”». Fare le “prove generali” prima degli esami permette di abbassare i livelli di ansia e aumentare la sicurezza nell’esposizione. L’ArtEducazione consiste invece nel considerare l’arte non più espressione collaterale o sussidio didattico, ma attività educativa in sé. Linguaggio originario. «Le pittura, il teatro, la letteratura e la poesia», sostiene Moreno, «aiutano a elaborare disagi che, fuori del controllo della parola, diventano dolori devastanti: vuol dire poter tollerare frustrazioni e contraddizioni. In questo modo la scuola diventa anche spazio della cura, fa casa, istituisce una comunità». Per questo, i maestri cercano di non usare termini presi in prestito dal vocabolario bellico: presidi, battaglie, militanza, anti… «Dobbiamo andare oltre le “linee rosse” che separano i contendenti. Il nostro lavoro serve ad allentare le maglie dell’odio e della paura che intrappolano le coscienze per offrire ai giovani momenti di sollievo e di pace in cui esercitare libertà di pensiero e di scelta».
LA CITTÀ-MONDO
Disegnare mappe di comunità diventa così una particolare forma di narrazione, che tiene dentro sentimenti, incontri importanti e i cosiddetti “monumenti umani”, personaggi riconosciuti nel tessuto urbano. Sulla carta il quartiere di provenienza, dunque, viene rappresentato attraverso la storia dei luoghi e di chi li abita, le circostanze e le emozioni negative che li attraversano, gli eventi significativi, ma anche i cambiamenti che si desiderano, i bisogni, i progetti. Riportare il proprio punto di vista consente non solo di rileggere ma di ripensare il territorio e quindi il futuro, collocando se stessi nella città-mondo.
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