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«All’interno di un vaso si trovano diversi elementi: tanta terra, dell’acqua e i fiori. Tutto questo viene tenuto insieme grazie a un recipiente, che funge da contenitore. Ebbene i muscoli profondi sono il vaso del nostro corpo, lo racchiudono e lo sostengono».
Luca La Verde, ortopedico specialista in ortopedia e traumatologia presso la Casa di cura Nuova Villa Claudia di Roma, con questa semplice ma efficace immagine spiega cosa sia la muscolatura profonda: un insieme di molteplici piccoli muscoli, posizionati nello strato profondo del corpo, che si occupano di stabilizzare la colonna vertebrale, le apofisi spinose e le apofisi trasverse che uniscono le singole vertebre. Queste fasce muscolari non sono evidenti a occhio nudo, ma reagiscono alle influenze esterne e proteggono dalle lesioni. Non solo: si trovano all’interno dello strato muscolare, collegano le vertebre fra loro e stabilizzano la colonna vertebrale.
LA FUNZIONE
Insieme al trasverso dell'addome (il muscolo addominale interno) e alla muscolatura del pavimento pelvico, la muscolatura profonda viene quindi considerata la principale responsabile della stabilità della colonna vertebrale. Basti pensare agli addominali: vengono immediatamente identificati con il propagandato six pack, il cosiddetto “addome a tartaruga”, eppure non sono “solo” quello che appaiono: contengono un complesso muscolare ben più articolato che sostiene gli organi della vita addominale, con una funzione contenitiva. «Sembrerà banale – prosegue il 36enne La Verde, specializzato nella riabilitazione di atleti – ma queste parti della struttura muscolare spesso vengono trascurate proprio perché non viste dall’esterno. In modo conscio o inconscio queste zone vengono percepite come meno importanti. Ma è un giudizio strettamente estetico». E infatti la muscolatura superficiale include soprattutto i muscoli grandi, in gran parte visibili sotto la pelle e quindi in grado di delineare la nostra forma fisica. Utilizzando ancora la metafora iniziale, come la terra senza il vaso non può essere sostenuta o supportata nel dare nutrimento e forza alla pianta, altrettanto il corpo ha bisogno del sostegno dei muscoli profondi, invisibili a occhio nudo ma in attesa di essere stimolati. La presenza di questo contenitore è stata messa in risalto dall’introduzione di nuove tecniche di esercizio fisico, in particolare quelle che prevedono uso di elastici e allenamenti personalizzati, come il pilates o il gyrotonic. «Un metodo pazzesco il gyrotonic – sottolinea l’ortopedico romano – perché, tramite dei precisi sistemi di leve che non usurano le articolazioni, permette di raggiungere un allenamento armonico sia della muscolatura superficiale che di quella profonda.
L’INTEGRAZIONE
Gli esercizi per i muscoli profondi possono anche diventare un’integrazione nella routine sportiva, ma si differenziano dall’allenamento tradizionale poiché la contrazione muscolare volontaria non è possibile: l’attenzione deve essere indirizzata su stabilità, tensione muscolare e concentrazione. La Verde ha però una raccomandazione imprescindibile: mai allenarsi in solitaria, improvvisarsi conoscitori del giusto esercizio o iniziare chiedendo il massimo sforzo al proprio corpo. «Le prime volte è bene iniziare in modo graduale e venire supportati da un trainer: è talmente facile eseguire in maniera non corretta esercizi a corpo libero che, se compiuti in modo scorretto, possono determinare delle problematiche invece di migliorarle».
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