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Nervi collegati come fili elettrici per rivitalizzare parti del corpo non funzionanti. Un intervento chirurgico senza precedenti in Europa che è stato eseguito a Torino su un bimbo di poco meno di due anni: l'operazione, svolta all'ospedale infantile Regina Margherita, permetterà al piccolo di essere accompagnato verso il parziale recupero dei movimenti della gamba destra, paralizzata da nove mesi per le conseguenze di una malattia improvvisa e devastante. La tecnica, già applicata negli Stati Uniti, è stata definita «pionieristica» negli ambienti sanitari subalpini. Si tratta di trasferire rami nervosi sani (in questo caso dai muscoli distali dell'addome e del nervo sciatico) su quelli non funzionanti (coscia, gluteo) in modo che, crescendo uno o due millimetri al giorno, possano fornire i loro preziosi impulsi alla parte lesionata.
Mielite flaccida acuta, la malattia rarissima che l'aveva paralizzato
Dopo un comune attacco influenzale, il bimbo era stato colpito da mielite flaccida acuta (Afm), una malattia neurologica rarissima che aggredisce il midollo spinale danneggiando le cellule che trasmettono i segnali motori ai muscoli.
I commenti del padre sono forgiati dalla cautela, dalla competenza e dalla lucidità. «I tempi - spiega - saranno molto lunghi. Il recupero totale della funzionalità dell'arto sarebbe bello, bellissimo, ma crediamo che non sarà possibile e non ce lo aspettiamo. Sarà un successo anche solo un ripristino incompleto della capacità motoria perché vorrà dire che il bambino potrà muoversi con maggiore facilità. In ogni caso quello che hanno compiuto i medici a Torino ha dell'incredibile».
L'uomo, imprenditore, laureato in ingegneria, vive insieme alla compagna, libera professionista, con la quale ha avuto due figli, in una grande metropoli del nord Italia. «Nella nostra città - commenta - esistono ospedali di assoluta eccellenza. Ma non hanno avuto la capacità di intercettare i nostri bisogni come hanno fatto a Torino. In un momento che per noi era molto difficile». «A nostro avviso - spiegano alla Città della Salute - non è sbagliato etichettare la Afm come la poliomielite del XXI secolo. C'è però ancora molto da fare sulla strada della conoscenza e della consapevolezza. L'accesso a cure specialistiche, terapie e risorse può essere molto limitato e molte famiglie si trovano ad affrontare questa sfida da sole. Promuovere la ricerca è fondamentale. Ora la chirurgia apre le porte a nuove opportunità di trattamento: un traguardo che potrebbe significare una speranza tangibile per molti altri bambini affetti da questa malattia debilitante»
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