ROMA Un brevetto italiano alla base di un tessuto con attività terapeutica dermatologica oggetto di una ventina di studi scientifici pubblicati e rimborsato dai sistemi sanitari...
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L'inventore è Dino Montagner di San Donà di Piave che anni fa ha brevettato un tessuto con il nome di Dermasilk, costituito da due aminoacidi, glicina e alanina, che la seta ha in comune con la cute umana, medicandolo con un antimicrobico a base di ammonio quaternario. Ed è riuscito ad ottenere un tessuto con medicazione stabile, resistente almeno a 100 lavaggi. Con questo ha prodotto magliette, mutande, bendaggi, guanti capaci di inibire la proliferazione di batteri e finghi e di combattere le infezioni cutaneo-mucose senza alterare la flora microbica.
Questo tessuto è stato oggetto di studi pubblicati sul “British journal of dermatology” ed è stato presentato a congressi internazionali destando grande interesse. Oggi indumenti a base di Dermasilk sono rimborsati dai sistemi sanitari inglese, svizzero, svedese, austriaco e olandese. Mentre il tessuto è ancora semisconosciuto in Italia, dove è considerato dispositivo medico di classe I CE venduto attraverso internet.
I ginecologi della Società italiana di ginecologia nell'imminente campagna contro le micosi vaginali, oltre a raccomandare stili di vita corretti, promuovono anche l'utilizzo di indumenti intimi a base di fibroina di seta medicata. Secondo lo stesso Paolo Scollo, presidente della Sigo«gli indumenti a base di fibroina medicata consentono di combattere in modo efficace la candida e il dolore intimo che questa provoca».
Ma anche i dermatologi sono sulla stessa linea: Maria Concetta Pucci Romano, docente all'università di Tor Vergata, si interessa ai problemi dermatologici indotti da afrmaci biologici sui pazienti con tumore. «Sono sostanze anti-fattore di crescita cellulare - spiega - che esprimono sulla pelle l'azione che esercitano sulle cellule tumorali, provocando secchezza della cute, fessurazioni, raagdi. L'uso di questo tessuto porta benefici anche al paziente oncologico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero